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Dal Simposio del CESHE del 18-19 settembre 1999

LA SCIENZA IN CAMMINO - parte 2  vai a parte 1

Guy Berthault

In "Scienza e Fede" n°43, 1° trimestre 1997, già scrissi un articolo con questo titolo. Il recente simposio del 18-19 settembre 1999, organizzato dal CESHE, mi ha permesso di fare il punto sui lavori e ricerche che da allora ho intrapreso. 

Cominciamo dalla sedimentologia.

1. PER UNA SEDIMENTOLOGIA SPERIMENTALE

Nel mio ultimo articolo ho esposto come, con i miei esperimenti di laboratorio in Francia e poi proseguiti negli USA, in cooperazione con P. Julien, effettuati al centro di ricerca idraulica di Fort-Collins nel Colorado, è stata rimessa in causa la concezione della stratificazione sulla quale si fonda attualmente la scala dei tempi geologici. Oggi posso indicare che, ben prima dell'abate Giraud-Soulaire, fu Nicolas Stenon che, nel 1667, nella sua opera Canis Carchariae, postulò che i letti sovrapposti erano antichi strati sedimentari successivi.

Fu ancora lui che, nel 1669, nella sua opera Prodromus enunciò, conformemente a questa concezione, i primi tre princìpi della stratigrafia: di sovrapposizione, di continuità, e di orizzontalità originale del deposito degli strati, tutti tre infirmati dai nostri esperimenti che hanno provato che la stratificazione del deposito dei sedimenti trascinati da una corrente a velocità variabile, non segue questi princìpi, ma la legge di Walter, cioè che gli strati si sovrappongono sviluppandosi simultaneamente da monte a valle, nel senso della corrente.

Ora i sedimenti, che costituiscono le rocce sedimentarie, specialmente quelle a facies marino che costituiscono la scala dei tempi geologici, sono stati forzatamente apportati dalle correnti.

Nella scala dei tempi geologici, la durata arbitrariamente attribuita secondo il principio dell'attualismo di Lyell alle trasgressioni marine, corrisponde a delle correnti di velocità infinitesimali, incapaci di erodere e di trasportare la pur minima particella.

Ecco perché è importante rifondare la storia geologica su altre basi che non siano più concettuali, ma che si basino sui fatti.

Ora, come ho già segnalato nel mio ultimo articolo, la sedimentologia contemporanea, che lungo tutto il XX secolo ha studiato la sedimentazione dei fiumi -in particolare Hjulström, in Svezia, ha da 30 anni realizzato degli studi di sedimentazione, in laboratorio e in canali recircolanti- ha, più recentemente, intrapresero lo studio dei sedimenti sottomarini contemporanei, particolarmente Ruben e Mac Culloch, che ho già citato.

Tutto ciò ha finito per stabilire delle relazioni funzionali tra condizioni idrauliche (velocità di corrente, profondità) e configurazione dei depositi (corrugazioni, dune, stratificazione obliqua o orizzontale), secondo la taglia delle particelle. Tuttavia, le relazioni stabilite da Hjulström tra velocità critica di sedimentazione e taglia delle particelle, era empirica.

Ecco perché, P. Julien ed io stesso, avevamo deciso di studiarle in laboratorio, in canale ricircolante. Ed è quello che avevo annunciato nel mio articolo.

2. DELLE CONDIZIONI DILUVIANE

Ma, nel mese di maggio 1999, sono andato a Fort-Collins dove P. Julien mi ha consegnato un studio datato 1997, che fa riferimento a 7 osservazioni ed esperimenti aventi stabilito le relazioni velocità/taglia che noi ci eravamo proposti di studiare. Pertanto, era inutile continuare i nostri esperimenti.

La sedimentologia, nell'insieme, possiede oggi abbastanza dati per applicarli alla determinazione delle condizioni paleoidrauliche che hanno presieduto ai depositi divenuti poi rocce sedimentarie.

Così sta nascendo una nuova scienza: la paleoidrologia.

Su Internet, si possono oggi trovare una decina di applicazioni.

L'applicazione più interessante che sia stata fatta fin qui è quella che hanno presentato nel 1998, al 4° International Creationist Congress (1998), due sedimentologi e geologi del Montana, negli USA,

Essa concerne dei conglomerati da 19 a 24cm di diametro. Questi sono stati apportati da una corrente di fondo la cui velocità varia da 4,4 a 5,9 m/s dal più grosso al più piccolo.

Dei ciottoli da 10 a 15cm hanno richiesto, in sospensione, di una velocità minima di 14-30 m/s., che sono delle condizioni diluviali!

La sedimentologia permette anche di calcolare la portata sedimentaria minima in relazione con la velocità. Nel globale, essa permette di apprezzare le condizioni di sedimentazione antiche infinitamente meglio dell'applicazione della stratigrafia.

Ho la convinzione che la paleoidrologia, sommandosi alla stratigrafia sequenziale che ha permesso recentemente di determinare le trasgressioni e regressioni marine, senza determinarne i dati idraulici, farà la sua strada e riformerà in profondità la stratigrafia. Tanto che, parallelamente, si riconsidereranno inevitabilmente i fondamenti delle datazioni radiometriche che attribuiscono le età assolute.

3. LE DATAZIONI RADIOATTIVE IN QUESTIONE

Nel mio articolo del 1997, avevo dato conto della datazione di una dacìte proveniente dell'eruzione del Monte Sant-Helens negli USA, avvenuta nel 1980.

La datazione aveva dato 350.000 anni per il campione globale e per i costituenti della dacìte; 340.000 anni per il feldspato; 900.000 anni per l'anfibole e 2.800.000 anni per il pyroxène (l'età di LUCY).

Io segnalai la rimessa in discussione dell'ipotesi ammessa, cioè che la lava è completamente degasata durante l'eruzione, di modo che l'argon sarebbe uscito dal potassio radioattivo dopo la cristallizzazione.

Questo non ha niente di strano poiché la radioattività è considerata indipendente dalla pressione e dalla temperatura. Essa dunque preesiste nel magma. E questo è vero anche per gli altri radioelementi.

A questo riguardo, io sostengo finanziariamente un test sperimentale dell'ICR, condotto da Andrew Gnelling e Steve Austin.

Nel marzo 1999, essi hanno prelevato nelle rocce di base del Grand Canyon, da una intrusione di lava, 17 campioni su un'altezza di 80 metri. Questi campioni sono stati, in parte, scomposti nei loro costituenti, come la dacìte del Monte Saint-Helens, e il tutto è stato inviato in laboratorio per essere datato secondo 6 filiere radioattive differenti. I risultati saranno conosciuti nel 2000.

4. IL SUDARIO DI TORINO

A margine di queste datazioni, bisogna dire una parola di quelle della Sindone di Torino. A questo proposito, non raccomanderò mai troppo la lettura del recente libro di Marie-Claire van Oosterwyck-Gastuche, intitolato "Il radiocarbonio di fronte al Sudario di Torino" pubblicato da F.X. di Guibert.

È lei che, per prima, ha predetto che le condizioni idrotermali subite dal Sudario, durante l'incendio di Chambéry del 1532, potevano spiegare il "ringiovanimento" rivelato dalla datazione del 1988, e ciò è stato provato dagli esperimenti di A. Ivanov e D. Kouznetsov.

Tuttavia, poiché questi esperimenti hanno spiegato in modo incompleto le alterazioni del tessuto risultanti da queste condizioni, J. Jackson, Presidente del "Turin Shroud of Colorado", Vicepresidente dello STURP, ha intrapreso, col mio aiuto, una più completa determinazione di questi fattori. I risultati saranno, anche in questo caso, conosciuti nel 2000.

5. L'ECLISSI DEL 11 AGOSTO

Per terminare, devo parlare dell'eclisse di sole dell' 11 agosto 1999.

L'osservatorio Reale del Belgio, col mio aiuto, ha impiantato, in 2 mesi, 50 stazioni meteorologiche in Europa, di cui una parte in una zona di eclissi totale, equipaggiate di sensori di alta precisione per la pressione, la temperatura, l'intensità luminosa e l'igrometria.

Alcune di queste sono state impiantate nelle vicinanze di gravimetri, già in loco (Bruxelles, Strasburgo, Vienna…) o installate per la circostanza (come ad Annelles).

Lo scopo era, sulla base delle registrazioni dei 4 fattori precitati, effettuate su computer, di correggere i dati dei gravimetri, e di vedere se, come ci era sembrato di aver constatato in Brasile nel 1994, si manifesta un effetto di schermo della luna all'attrazione solare.

Si tratta, in astronomia, come in geologia, di conoscere meglio la realtà di un fenomeno come la gravità facendo degli esperimenti inediti.

Beninteso, bisognerà esaminare i risultati ed effettuare tutti i calcoli. Questo richiederà parecchio tempo in quanto il programma brasiliano non metteva in opera che 5 stazioni e 2 gravimetri mentre l'europeo ha messo in opera 50 stazioni e circa 15 gravimetri.

Dato che il programma è finanziato su 3 anni, conosceremo i risultati solo nel 2001.

Ceshe 1999 -