Da una conferenza del CESHE tenuta a Parigi
L' UNIVERSALITÁ
DEL DILUVIO DI NOÉ
VISTA DA F. CROMBETTE
L'universalità del Diluvio di Noè,
avvenuto 4347 anni orsono, è ancora un argomento di
attualità? Noi rispondiamo senza esitazione di sì,
giacchè esso è il solo mezzo per difendere il primo
articolo del nostro Credo, che afferma essere Dio il creatore di
tutto ciò che esiste, contro gli attacchi avvelenati degli
evoluzionisti che sono riusciti a occupare la quasi totalità
delle cattedre di insegnamento e dei mezzi di comunicazione.
É l'argomento principale per ristabilire una storia
dell'umanità conforme alla Bibbia e ai dogmi della nostra
fede su Adamo ed Eva, nostri progenitori, il Peccato Originale e
il piano di salvezza che ne è il rimedio mediante
l'Iincarnazione e la Redenzione di Cristo.
Questa universalità del Diluvio è stata creduta senza
reticenza nella Chiesa fino a metà del XIX secolo, ma è
stata contestata fin dal XVIII secolo dagli enciclopedisti e
dagli autori anglosàssoni. Il successo dell'evoluzionismo,
nel XIX secolo e dopo, non sarebbe stato possibile senza le
ipotesi uniformiste di Lyell che negava la storicità del
Diluvio e voleva scientemente distruggere l'autorità della
Bibbia. La laicizzazione delle Università operata da
Napoleone, l'ha esclusa dall'insegnamento mentre la Bibbia
dovrebbe essere, come nel Medio Evo, la luce principale. Ecco
perchè la geologia, l'egittologia e l'assirologia si sono
sviluppate ignorando questo grande cataclisma. Questo stato di
cose si è introdotto anche nella Chiesa con il Padre
Lagrange, fondatore della Scuola biblica di Gerusalemme, i suoi
successori e il Padre Teilhard de Chardin. Sua Santità Pio
XII, nell'enciclica "Humani generis" del 1950, ricordò
ancora il carattere storico degli undici primi capitoli della
Genesi, ma non fu ascoltato. Da allora, più nessun esegeta
difende la realtà del Diluvio universale, e nemmeno
l'autenticità mosaica del Pentateuco. Non deve dunque
stupire che gli oppositori dell'evoluzionismo siano poco numerosi
nella Chiesa e quasi tutti dei laici.
Tra i difensori recenti della storicità del Diluvio si
trovano dei battisti, Morris e Whitcomb, di cui noi utilizzeremo
i lavori, ma ci siamo resi conto che l'opera di Crombette apporta
molta luce su questa questione. Parleremo anche degli esperimenti
di Guy Berthault e della spedizione di Fernand Navarra per
ritrovare l'arca di Noè. Bisogna citare infine il bellissimo
libro diLüken Les Traditions de l'humanité che
mostra che tutti i popoli hanno conservato la memoria del
Diluvio.
Cominciamo col ricordare il testo della Genesi che ricorda il
Diluvio:
"Dio guardò la terra ed ecco essa era
corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta
sulla terra. Allora Dio disse a Noè: "È venuta per
me la fine di ogni carne, perché la terra, per causa loro,
è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme
con la terra. Fatti un'arca di travi di legno lavorato; dividerai
l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori.
Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di
lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai
nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da
un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore,
medio e superiore. Ecco io manderò il diluvio, cioè le
acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne, in
cui è alito di vita; quanto è sulla terra perirà.
Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e
con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di
quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni
specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina.
Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la
propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro
specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in
vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e
raccoglilo presso di te: sarà di nutrimento per te e per
loro". Noè eseguì tutto; come Dio gli aveva
comandato, così egli fece.
Il Signore disse a Noè:
"Entra nell'arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti
ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. D'ogni
animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e la sua
femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il maschio e
la sua femmina. Anche degli uccelli mondi del cielo, sette paia,
maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la
terra. Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra
per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla terra
ogni essere che ho fatto". Noè fece quanto il Signore
gli aveva comandato. Noè aveva seicento anni, quando venne
il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò
nell'arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi
figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali mondi
e di quelli immondi, degli uccelli e di tutti gli esseri che
strisciano sul suolo entrarono a due a due con Noè
nell'arca, maschio e femmina, come Dio aveva comandato a
Noè. Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la
terra; nell'anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo
mese, il diciassette del mese, proprio in quello stesso giorno,
eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del
cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta
giorni e quaranta notti. In quello stesso giorno entrò
nell'arca Noè con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di
Noè, le tre mogli dei suoi tre figli: essi e tutti i viventi
secondo la loro specie e tutto il bestiame secondo la sua specie
e tutti i rettili che strisciano sulla terra secondo la loro
specie, tutti i volatili secondo la loro specie, tutti gli
uccelli, tutti gli esseri alati. Vennero dunque a Noè
nell'arca, a due a due, di ogni carne in cui è il soffio di
vita. Quelli che venivano, maschio e femmina d'ogni carne,
entrarono come gli aveva comandato Dio: il Signore chiuse la
porta dietro di lui. Il diluvio durò sulla terra quaranta
giorni: le acque crebbero e sollevarono l'arca che si
innalzò sulla terra. Le acque divennero poderose e crebbero
molto sopra la terra e l'arca galleggiava sulle acque. Le acque
si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono tutti i
monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque
superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano
ricoperto. Perì ogni essere vivente che si muove sulla
terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano
sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di
vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta
morì. Così fu sterminato ogni essere che era sulla
terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli
uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase
solo Noè e chi stava con lui nell'arca. Le acque restarono
alte sopra la terra centocinquanta giorni.
Dio si ricordò di Noè, di
tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui
nell'arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si
abbassarono. Le fonti dell'abisso e le cateratte del cielo furono
chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono
via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta
giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l'arca si
posò sui monti dell'Armenia. Le acque andarono via via
diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno
del mese, apparvero le cime dei monti. Trascorsi quaranta giorni,
Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece
uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso
uscì andando e tornando finché si prosciugarono le
acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per
vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba,
non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui
nell'arca, perché c'era ancora l'acqua su tutta la terra.
Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di
sé nell'arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece
uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far
della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo.
Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.
Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la
colomba; essa non tornò più da lui. L'anno seicentouno
della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese,
le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la
copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta.
Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra fu
asciutta. Dio ordinò a Noè: "Esci dall'arca tu e tua
moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli
animali d'ogni specie che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i
rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te,
perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si
moltiplichino su di essa". Noè uscì con i figli, la
moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame
e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra,
secondo la loro specie, uscirono dall'arca. Allora Noè
edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali
mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare. Il
Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: "Non
maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché
l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla
adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente
come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe,
freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non
cesseranno".
Noi vediamo come in questo testo Mosè indica
chiaramente che solo la famiglia di Noè sopravvisse al
Diluvio. Questo testo della Genesi è confermato dalle parole
di Nostro Signore, di San Paolo e di San Pietro, che andremo ora
a citare. Nel Vangelo di San Matteo il Signore dice: "Come ai giorni di Noè, così
sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Nei giorni che
precedettero il Diluvio, si mangiava e si beveva, si prendeva
moglie e marito, fino al giorno in cui Noè entrò
nell'arca, e gli uomini dubitavano, fino a quando venne il
Diluvio che li uccise tutti". Lo stesso nel Vangelo di
San Luca (XVII, 26-27): "Come avvenne al
tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio
dell'uomo: mangiavano, bevevano, si ammogliavano e si maritavano,
fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il
diluvio e li fece perire tutti." E San Paolo dice
nell'Epistola agli Ebrei (XI, 7): "Per
fede Noè, avvertito divinamente di cose che ancora non si
vedevano, costruì con pio timore un'arca a salvezza della
sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e divenne
erede della giustizia secondo la fede". Infine San
Pietro parla a tre riprese di Noè nelle sue due Epistole:
nella prima (3, 20) dice: "Essi avevano
un tempo rifiutato di credere quando la magnanimità di Dio
pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca,
nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per
mezzo dell'acqua"; nella seconda vi ritorna (2, 5): "Non risparmiò il mondo antico, ma
tuttavia con altri sette salvò Noè, banditore di
giustizia, mentre faceva piombare il diluvio su un mondo di
empi", e ancora (3, 5-7): "Ma
costoro dimenticano volontariamente che i cieli esistevano
già da lungo tempo e che la terra, uscita dall'acqua e in
mezzo all'acqua, ricevette la sua forma grazie alla parola di
Dio; e che per queste stesse cause il mondo di allora, sommerso
dall'acqua, perì. Ora, i cieli e la terra attuali sono
conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il
giorno del giudizio e della rovina degli empi".
C'è da stupirsi che vi siano ancora tanti increduli dopo
che tali autorità hanno parlato così chiaramente. E
tuttavia sono la quasi totalità dei nostri contemporanei.
Esaminiamo dunque le loro obiezioni per rispondervi. Queste
riguardano essenzialmente l'arca stessa, la sua taglia, la sua
costruzione, e la possibilità di ospitarvi dei
rappresentanti di tutte le specie viventi; la pioggia di 40
giorni e 40 notti, e la sommersione delle montagne più alte
per 150 giorni.
Esaminiamo anzitutto la questione dell'arca. Leggiamo nella
Bibbia che Dio chiese a Noè di iniziarne la costruzione 100
anni prima del Diluvio, il che mostra la Sua grande Misericordia,
Sapienza e Preveggenza. Dio voleva salvare tutti gli uomini, ma
sapeva già che sarebbe rimasta una sola famiglia di giusti
nel momento in cui avrebbe manifestato la Sua collera. Le
dimensioni date da Dio a Noè per l'arca si rivelano molto
appropriate per quel che concerne le proporzioni, la forma e la
capacità dello scafo. L'olandese Peter Jansen ne ha
costruito un modello nel 17° secolo e così pure fecero
dei danesi. Questi modelli provarono che l'arca offriva una
maggior capacità di utilizzo rispetto ai vascelli dai
fianchi inclinati: essi tenevano benissimo il mare ed erano
praticamente incapovolgibili. Come ha mostrato il Dr. Morris,
l'arca, così com'era stata concepita, era estremamente
stabile e meravigliosamente adatta al suo scopo principale che
era di affrontare le tempeste dell'anno del Diluvio. Avendo il
fondo piatto perché non era destinata a navigare ma solo a
galleggiare, essa aveva un terzo in più di capacità di
carico rispetto a un battello di dimensioni simili ma dai fianchi
inclinati. Ma più importante ancora è il fatto che le
dimensioni dell'arca erano sufficientemente importanti per
compiere la missione prevista del salvataggio di migliaia di
animali che, altrimenti, non sarebbero sopravissuti al Diluvio.
Supponendo che la lunghezza del cubito fosse di almeno
44,5cm, lo spazio interno disponibile sui tre piani
era di 8900m2 e il suo volume totale di
39.535m3, il che corrisponde alla capacità di 10
treni di 52 vagoni, ed era ampiamente sufficiente per raccogliere
una coppia di animali per ciascuna specie.
Oltre al racconto mosaico, una tradizione costante testimonia
dell'esistenza dell'arca in cima al Monte Ararat: il sacerdote
caldeo Beroso affermava che gli uomini del suo tempo grattavano
il rivestimento di bitume dell'arca per farsi dei talismani;
Nicola di Damasco, Giuseppe Flavio e San Teofilo di Antiochia,
confermano la presenza dell'arca sul monte. Guillaume de
Ruysbroeck, viaggiatore fiammingo, passa ai piedi del monte che
egli chiama Masis e "Madre del Mondo" e afferma che nessuno
può raggiungerne la vetta; Marco Polo parla dell'arca e
della inaccessibilità del monte per via delle nevi perenni;
nel 330, il monaco Jacob, patriarca di Nisbis, tenta l'ascensione
del monte ma fallisce e riceve, da un angelo, un pezzo dell'arca
che fu conservato nella chiesa di Etchmiadzin fino alla sua
distruzione avvenuta nel 1829 a causa di un terremoto; molti
esploratori tentarono di salire il monte a partire dal 1800; nel
1893 l'arcidiacono Nourri che esplorava le sorgenti dell'Eufrate,
afferma di aver visto l'arca sotto il ghiacciaio dell'Ararat e di
averne misurato le dimensioni che trovò conformi a quelle
della Genesi; nel 1916 un aviatore russo, Wladimir Roskovitsky,
osserva dal suo aereo la carcassa dell'arca presa tra i ghiacci
del lago situato alla sommità del monte. Nicola II,
avvertito, inviò una spedizione terrestre che prese delle
fotografie dell'arca, ma il rapporto è andato distrutto con
la rivoluzione bolscevica; un ex segretario dell'ambasciata di
Gran Bretagna a Varsavia, Egerton Sykes, ha impiegato il tempo
libero della sua pensione a raccogliere tutte le testimonianze in
favore della presenza dell'arca sull'Ararat, e ne ha trovate non
meno di 600. Infine, il francese Fernand Navarra, che io ho ben
conosciuto e che è salito tre volte sul monte, ne ha
riportato due pezzi di legno squadrato di quercia che deve
provenire dall'arca. Il suo libro "L'Arche de Noé
retrouvée" è stampato dalle edizioni
Téqui.
La toponimia della regione dell'Ararat conferma la presenza
dell'arca sul monte. La città di Nakhitchevan si chiamava
Apobaterion, cioè "sbarcadero" e il suo nome significa "il
luogo dove scese Noè", o "la tomba del grande vegliardo
morto". Erivan significa "la prima apparizione", e Arguri, altro
nome di Ahora, "la piantagione della vigna". I Turchi chiamano
l'Ararat Arghi-dagh, che vuol dire Monte dell'arca, e i Persiani
Koh-i-Nouh, il Monte di Noé.
Occupiamoci ora degli animali: chiunque osservi gli animali
selvaggi si rende conto che sono guidati da un'intelligenza
invisibile, in altre parole da Dio, al quale non fu dunque
difficile dirigerne una coppia per specie verso l'arca. Dobbiamo
anche dire, come ha dimostrato Crombette nella sua opera
geografica e come si credeva nel XVII secolo, che prima del
Diluvio tutti i continenti e le isole erano riuniti in un unico
continente di cui Gerusalemme era il centro geometrico. Era
dunque possibile a tutti gli animali selvaggi recarsi nella
regione dell'Ararat dove Noè aveva costruito l'arca. Per
quanto concerne il loro soggiorno di un anno al suo interno, si
può pensare che, per evitare le dispute e diminuire la loro
alimentazione, Dio li mise in stato di letargo come fa
attualmente per molte specie durante l'inverno.
Arriviamo alla questine della pioggia di 40 giorni e 40 notti
che ha fatto problema per tutti i commentatori. Essi pensano alle
nostre piogge attuali che non possono durare così tanto e
dimenticano che nel primo capitolo della Genesi, al versetto 6,
Mosè dice che Dio separò le acque dell'alto dalle acque
del basso al momento della Creazione. Crombette se ne rese conto
durante il suo primo lavoro sulla deriva dei continenti
giacchè costatò che il loro raccordo permetteva di
ricostruire il continente primordiale unico non al livello
attuale del mare ma alla quota di -2000 metri. Siccome la
profondità media degli oceani è oggi di -4000 metri, ne
dedusse che, prima del Diluvio, metà delle acque oceaniche
attuali era satelizzata attorno alla Terra come gli anelli di
Saturno. Questa ipotesi fu confermata successivamente anche dalla
sua traduzione della Genesi mediante la lingua copta. Scoprì
così il senso dei versetti da 6 a 8 del primo capitolo della
Genesi. Ecco la sua traduzione:
"Oltre alle parole proferite
anteriormente, Dio concepì di nuovo di lanciare una parola
per far ruotare in alto un velo anulare come una fascia
vischiosa, facendo sollevare le acque profonde come un' impasto,
innalzandole e facendole salire finché il moto le avesse
allargate e liberate proiettandole; esse avrebbero così
protetto dal caldo eccessivo e dato un arcobaleno variopinto. In
tal modo una parte delle acque sarebbe stata separata dall'altra
parte delle acque quando esse avrebbero cessato la loro azione.
Operando convenientemente a questo scopo intorno (alle acque),
Dio fece ruotare il sistema che formò in alto un anello;
saggiamente, Egli fece salire questo fluido in gocce, il che
separò la parte delle acque che erano accumulate nello
spazio intermedio, sotto il cerchio universale, estendendosi come
un velo sulla sua faccia e ruotando in alto, e separò a
fronte la parte delle acque che erano raccolte nel luogo posto al
di sotto della faccia del velo che ruotava in alto, il che fu
fatto molto convenientemente. Saggiamente, Dio chiamò
quest'altro spazio avente l'aspetto di un velo che ruotava in
alto: il moto circolare intorno ai cieli. Ciò che, prima
della Parola, era nascosto al principio, fu, dopo la Parola,
ciò che fu visto alla fine. La generazione così
prodotta era la seconda." Vediamo che questa
traduzione conferma la presenza di un anello di goccioline
d'acqua che formava un arcobaleno permanente attorno alla terra
prima del Diluvio. Ed anche la traduzione col copto dei versetti
relativi alla pioggia di 40 giorni e 40 notti ci darà nuova
luce sulla questione:
"E dopo il tempo opportuno, si
versò allora il cerchio celeste per 40 giorni sulla
superficie di questa terra malvagia, e così perirono gli
esseri sparsi su di essa. Così le copiosissime acque
dell'alto si alzarono abbondantemente in modo tale che la grossa
arca galleggiò sola sulla superficie della terra; così
si sollevarono i vasti cumuli delle copiosissime acque dell'alto
versate. Solo quelli che erano raccolti, mandati prima,
navigavano veramente, andandosene sulla superficie della terra
senza nemmeno una goccia d'acqua nella grossa arca; e di fronte a
loro, le copiosissime acque dell'alto subentrando rapidamente a
copiosissime acque del basso, sommersero gli abominevoli nella
loro sovrabbondanza (mentre) la cassa riempita navigava
veramente, andandosene sulla superficie della terra; la crosta ne
fu così abbondantemente avvolta; esse oltrepassarono perfino
le più alte vette e raggiunsero rapidamente un grande
spessore, accumulandosi in modo tale che quando l'involucro
sospeso in moto circolare intorno ai cieli arrivò ad
esaurirsi, superavano di 15 grandi cubiti le cime dei luoghi
estremi, il che mise gli abominevoli nella sovrabbondanza delle
copiosissime acque dell'alto, e così la loro sovrabbondanza
oltrepassò anche le vette della crosta."
Può sembrare strano che l'acqua caduta
dall'anello acqueo abbia potuto oltrepassare le montagne più
alte. Questo fenomeno si osserva nelle piogge dei temporali dove
l'acqua può coprire le strade di parecchi centimetri in
pochi istanti. Ciò avviene perchè l'acqua cade più
rapidamente di quanto non scorra via. Così è accaduto
al diluvio, che è durato senza interruzione 40 giorni e 40
notti con un'abbondanza e una velocità straordinarie.
L'acqua caduta rappresentava la metà del volume dell'oceano;
essa veniva da molto in alto e verticalmente; la sua
velocità era uniformemente accelerata, ma, quando arrivava
sulle montagne, la sua caduta, seguendo la pendenza, diventava
allora obliqua ed era frenata dal terreno: era perciò
più lenta e l'acqua si accumulava sulle vette prima di
scendere a valle. Il nostro amico Guy Berthault ha potuto
dimostrare, con esperimenti fatti in un laboratorio del Colorado,
che le rocce sedimentarie si formavano sotto l'azione di queste
correnti divenute orizzontali. Chi fosse interessato a questa
dimostrazione può consultare l'articolo che gli ha dedicato
la rivista Fusion (o richiedere a noi la videocassetta
relativa).
Resta da comprendere come l'acqua potè restare su tutta la
terra per 150 giorni come dice Mosè al versetto 24 del
capitolo VII. Crombette ne dà una spiegazione semplice
partendo dalla sua scoperta che la terra è composta da una
scorza all'interno della quale Dio ha spostato a più riprese
una "terrella" piriforme. É bastato che, nella prima parte
del Diluvio, Dio ponesse la prominenza (della terrella a forma di
pera) sotto l'oceano Pacifico perchè il continente
primordiale unico fosse sommerso (figura 1). Poi, Dio
riportò la prominenza sotto il monte Ararat perchè
l'arca vi si arenasse e la terra si asciugasse.
Figura 1
Infine, come dice il versetto 5 del capitolo 8
tradotto con l'aiuto del copto, Dio separò i continenti il
primo giorno del decimo mese: "E le
copiosissime acque dell'alto riunite a quelle del basso, rimasero
ai margini della superficie della terra, sparse lontano
nell'acquietamento fino al decimo mese. Giunto il primo giorno di
questo decimo mese, avvenne una grande agitazione; la superficie,
inizialmente messa insieme, si spezzò e si separò
violentemente (in pezzi) che furono spinti via."
La deriva dei continenti durò tre mesi e non si fece
in linea retta, come rivelano i due versetti seguenti del libro
di Giobbe tradotti col copto: "E cerca
di sapere, inoltre, come, per distruggere quelli che erano
ribelli, ho ridotto a pezzi, che ho fatto cadere scuotendoli, la
crosta terrestre fatta tremare come un ubriaco che si mette in
cammino e si ferma bruscamente, nell'inondazione che è stata
molto grande, allo scopo di dare ai luoghi una forma diversa da
prima, similmente a colui che, rivestito di una dignità,
calca la forma di un sigillo di legno come segno di
proprietà e di potere". La figura 2 mostra i
continenti riuniti in una calotta emisferica primordiale prima
della separazione (Gerusalemme è al suo centro esatto).
Figura 2
Resta da parlare delle tracce del Diluvio visibili ai nostri
giorni. Sono anzitutto i terreni sedimentari assemblati in strati
che, come ha dimostrato Guy Berthault con degli esperimenti, si
sono formati in pochi istanti e non in milioni di anni come
vorrebbero i geologi. I fossili che contengono questi terreni
sono stati inglobati al momento del Diluvio e costituiscono un
immenso cimitero, e non un argomento in favore della falsa teoria
dell'evoluzione. Si trovano delle conchiglie sulle montagne
più alte, e il lago Titicaca è pieno di acque salate,
il che è una conseguenza della sommersione del continente
primordiale dalle acque oceaniche. La maggior parte dei paesaggi
che noi contempliamo è il risultato del Diluvio,
ancorchè vi siano state in seguito altre catastrofi sulla
terra, in particolare l'affondamento di Atlantide e i movimenti
simmetrici dell'Himalaya.
In conclusione, noi vediamo che il Diluvio universale è
avvenuto veramente e che ha avuto delle conseguenza sia sul
popolamento della terra che sulla geologia. I cronologi hanno
potuto datarlo nel 2348-2347 a.C. Possiamo dunque di nuovo
ammettere delle cronologie corte e pensare ragionevolmente che il
nostro primo padre Adamo è stato creato nel 4000 a.C. come
cantiamo a Natale nel canto popolare "É nato il divin
bambino": da più di 4000 anni, ce
lo promettevano i profeti...