Testata


Dalla rivista Science et Foi n° 82 - gennaio 2007

La "storia" di Giona...

David Durant

PRESENTAZIONE


C'era una volta un uomo di nome Giona che si mise in cammino per Ninive...

Ecco come saremmo tentati di cominciare a raccontare l'episodio di Giona e della balena.

Il libro di Giona... come una favola orientale?

Quando una domanda è imbarazzante, ci sono due modi per ritardare la risposta: o rispondendo con un'altra domanda, o deviando l'attenzione del richiedente su un altro argomento per fargli dimenticare la domanda.

É lo scopo perseguito, e raggiunto, con il baccano che i media emettono giorno e notte, con la propaganda martellante che arriva alle scuole, da quelle dell'infanzia fino agli alti gradi delle Università! Un grande responsabile: la Massoneria, occulta e potente, il razionalismo e l'agnosticismo in generale, che hanno teleguidato l'intellighenzia scientifica in una "guerra di religione" contro la Bibbia. E questo è successo anche per il libro di Giona, che è stato relegato al rango di un bel racconto.

Tuttavia non si può ingannare tutti per sempre, e arriva un momento in cui "il castello crolla"! E la verità riprende il suo posto.

Ecco un'introduzione che rischia di sembrarvi brutale, ma non serve che a menare il can per l'aia. Meglio essere diretto e mostrare le carte.

Questo breve racconto è oggi ritenuto dai più come una leggenda, un storia inventata di sana pianta!

Non è così però, e noi ora andremo a scoprire alcuni indizi, sperando che questo vi spinga a compiere delle ricerche sull'argomento.

Così, per il libro di Giona, sarebbe interessante vedere cosa emergerebbe da una traduzione del racconto fatta secondo il metodo di Fernand Crombette.

Ma per ora cerchiamo di farvi scoprire alcune piste interessanti…



1 - GIONA, IL PERSONAGGIO STORICO:


Giona è un personaggio storico che è veramente esistito! Già la testimonianza di Tobia nell' A.T. dovrebbe illuminarci sull'argomento: "Va', figlio mio, non tardare ad andare in Media. Io credo infatti a ciò che Giona ha pronunziato contro la città di Ninive, cioè che essa sarà distrutta ... perché tutto quello che hanno detto i profeti d'Israele, mandati da Dio, deve realizzarsi. Nessuna profezia andrà a vuoto"...

É un'informazione molto chiara! Ma proviamo a dettagliare in profondità ciò che ci dicono le Scritture sull'argomento.



a) Percorrendo l'Antico Testamento


Nel testo biblico disponiamo di poche informazioni sulla sua biografia, ma abbastanza per delineare il personaggio e la sua autenticità. Quel che ci rivela, è che Giona è vissuto sotto il regno di Geroboamo II. È lui, apprendiamo, che ha fatto a Jéhu la promessa divina di mantenere sul trono di Israele quattro generazioni della sua discendenza, annuncio che ci permette di pensare che egli era uscito da una delle tribù del Nord.

In effetti, il secondo Libro dei Re al capitolo 14, v. 25, riporta: "Egli (Geroboamo) ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer".

Giona visse dunque nel 9° secolo a.C., durante il regno di Geroboamo, ed era originario di Gat-Chefer (situata a una decina di chilometri da Nazareth).

Prima di ricevere l'ordine di andare a Ninive, Giona era stato incaricato di una missione profetica per Israele. Noi diciamo "Prima", perché la parola "Et", che comincia sia il libro di Giona come altri libri dell' A.T. (Giosuè, Rut, 1 Samuele, Ezechiele), ci sembra essere sempre in legame con dei fatti precedenti quantunque più o meno immediati.

Questo avvenimento era accaduto sotto Geroboamo II, o pochissimo tempo prima della sua salita al potere.

In 2 Re 14:25, è detto che Geroboamo: "… ristabilì i confini di Israele dall'ingresso di Amat fino al mare dell'Araba secondo la parola del Signore Dio di Israele, pronunziata per mezzo del suo servo il profeta Giona figlio di Amittai, di Gat-Chefer". Osea, Amos, e senza dubbio anche Giona , conoscevano il triste stato delle dieci tribù e della regalità in Israele. E con quale indignazione il due primi ne segnalano i peccati del popolo e dei suoi dirigenti, annunciando il giudizio che attendeva gli uni e gli altri! Tuttavia l'Eterno aveva visto che "… l'afflizione di Israele era molto amara, e non vi era più nessuno, né schiavo né libero, che lo potesse soccorrere. Ed Egli, che aveva deciso di non far scomparire il nome di Israele sotto il cielo, li liberò per mezzo di Geroboamo figlio di Ioas." (2 Re 14, 26-27). È detto in un altro punto: "Il Signore concesse a Israele un liberatore" ed essi sfuggirono al potere del re di Siria (2 Re 13, 5). Dunque, mentre gli altri profeti annunciavano i giudizi di Dio su Israele, Giona fu chiamato ad annunciare una momentanea liberazione per mezzo di un salvatore suscitato ad hoc.

La frontiera di Israele fu ristabilita; Hamath, barriera principale contro i nemici provenienti dal Nord, fu ripresa. Giona era stato scelto per proclamare queste misericordie di Dio nei giorni in cui Israele gemeva sotto il terribile giogo del re di Siria. Un profeta che annunciasse la liberazione era un fenomeno, se non unico, almeno molto raro in Israele.

Ecco cosa dà a Giona un posto e un ruolo importante nella storia dei profeti di Israele. Amerei, e me lo auguro fortemente, che si possano utilizzare qui le varie ricerche di F. Crombette, poichè si tratta dei libri dei profeti tanto rimessi in discussione ai nostri giorni, tra cui Isaia che non si cessa di dividere. Io sono persuaso che il metodo "crombettiano" -perdonate l'espressione- permetterebbe di illuminare fortemente questo lembo della storia, in associazione con le ultime scoperte storiche e archeologiche.

Ma una testimonianza forte del Nuovo Testamento, che proviene da Gesù stesso, ci illumina ancor più sulla storicità di questo racconto.



b) La testimonianza di Gesù Cristo


Gli scritti del Padre Georges Habra (prete cattolico di rito bizantino, 1930-1994) ci sono qui di grande utilità. Egli ci racconta, nel suo libro La Foi en Dieu incarné, che nel libro di Giona "tutto è storico e deve essere preso letteralmente: il pesce, il ricino, la conversione di Ninive, etc. perché vi si trovano i caratteri del genere storico. La sola ragione, d'altronde, perché gli esegeti ripugnano a classificarlo tale, è il carattere miracoloso del racconto! Anche qui, nel caso che un dubbio rimanga, si tratta di vedere il verdetto della tradizione da cui il libro è uscito. Ora, quale verdetto è più autorevole di quello del Cristo?"

In effetti, esso ci riporta in seguito le parole di Gesù quando dice che gli uomini di Ninive "...risusciteranno al Giudizio insieme a questa generazione e la condanneranno; giacchè essi si sono convertiti alla predicazione di Giona, e qui vi è ben più di Giona". Se gli uomini di Ninive risusciteranno con la generazione perversa alla quale si indirizza il Cristo, e la condanneranno, è perché quegli uomini sono realmente esistiti, e dunque anche Giona, alla cui predicazione si sono convertiti. Poiché, che io sappia, non si è mai inteso che un essere immaginario potesse mai risuscitare o condannare qualcuno.

Più chiaro di così...

Seguiamo ora Giona sulla via di Tarsis, città che, dicono, è immaginaria…



 - IN ROTTA PER TARSIS


giona 1

Dal testo si ha l'impressione che Giona fuggì per Tarsis, ma la tradizione giudea ci illumina: Giona non fugge, ma reagisce subito alle parole di Dio: egli si alza (non resta seduto, non fa il sordo) e parte per Tarsis. Egli sà che, se Ninive si salverà, più tardi andrà a distruggere Israele. E Giona vuol salvare Israele! C'è della grandezza in questo Giona disobbediente per non tradire i suoi e che per questo mette la sua vita in pericolo!

Giona comincia dunque con l'allontanarsi dall'ordine divino e si imbarca su una nave in partenza (sulla sola nave in partenza, sottolineano i commentatori) dal porto di Yafo (l'attuale Giaffa). Intraprende dunque un viaggio in mare che dovrebbe portarlo molto lontano, a Tarchich (Tarsis o Tartessos).

Facendo alcune ricerche, scopriamo che questa città si trovava nella provincia dell'Andalusia, regione che fu sempre considerata la più opulenta di Spagna. Nell'Antichità, era considerata come la regione più ricca della terra. La Bètica, nome romano dell'Andalusia, è citata da Plinio, verso l'anno 100 d.C., come la regione più fertile. Poseidone dice che in nessun'altra parte si trova tanta richezza in oro, argento, rame e ferro. Le ricchezze di Tartesso risiedevano nei giacimenti della Sierra Morena, che ai nostri giorni vengono ancora sfruttati.


giona 2
Tartesso era una colonia di tirsiani che si congiungevano al ceppo etrusco. Ai nostri giorni, in Andalusia, troviamo una quantità di toponimi di origine etrusca provenienti dalla Lydia. Nell'Antico Testamento si parla dei re di Tarsis al capitolo 27 del Libro di Ezechiele.

 

Rufus Festus Avenus, poeta e aristocratico romano nel 400 della nostra èra, dice che Tartesso possedeva, nell'anno 100 a.C., "la civiltà più evoluta dell'Antico Occidente". Secondo il professor Shulten, da qualche parte, sotto le paludi, presso la foce del Guadalquivir, si trova la città più ricca dell'antichità europea.

"É da là che i battelli del re Salomone tornavano carichi di metalli", spiega Pierre Rouillard.

Ora, sarebbe bene poter vedere se nella storia di Tarsis, nel suo esordio e nel suo sviluppo, questa città ha avuto dei legami con Atlantide e la sua caduta. Ma questo è un altro argomento ancora, che crea però dei legami con la Storia, in particolare con le ricerche di F. Crombette.



3 - LA GRANDE TEMPESTA E LA BALENA


Non mi dilungherò ulteriormente sull'argomento poiché altri autori l'hanno già fatto in modo esemplare. Qui faccio riferimento agli articoli che sono stati pubblicati nella rivista del CEP e anche in SCIENCE & FOI (N° 26 - pagina 37).

Il grosso pesce in questione doveva essere un capodoglio, che abita le acque meridionali dove viaggiava Giona e tutti i mari tropicali e subtropicali, e che in estate risale anche fino alle Shetland e all'Islanda. Il capodoglio si distingue dalla balena per dei denti sulla sua mascella inferiore (in luogo di un fanone) che si adattano agli alveoli della mascella superiore. Esso raggiunge una taglia grandissima e può misurare da 15 a 24 metri di lunghezza. La testa grossa, tronca verticalmente, raggiunge il terzo della lunghezza del corpo.

Lo studio della morfologia del capodoglio e della sua configurazione dimostra che è possibile che un uomo sia inghiottito vivo ed espulso dopo un certo tempo, e che possa sopravvivere per due o tre giorni all'interno del cetaceo. La Storia ha mostrato che un fatto simile si è prodotto ancora almeno una volta. (Clicca qui per leggere l'articolo)

Questo fatto, che si presta alle canzonature più inverosimili, è dunque del tutto possibile! Ma, come sempre, i media hanno deformato i fatti affinchè appaiano assurdi, per destabilizzare così la credibilità del racconto! Non può essere vero, dicono! Al contrario, questo fatto non fa che avvalorare la conversione di Ninive!



4 - LA CONVERSIONE DI NINIVE


Ninive è la capitale dell'impero Assiro. Gli Ebrei davano il nome di "Ninive la grande città" all'agglomerato che circondava la capitale… Vi si adorava Ishtar (dèa del cielo, protettrice della città) che è l'Astarte dei Greci ed è stata esportata anche in Egitto! Ma anche qui sarebbe interessante rifare i legami tra le differenti cronologie date da Crombette.

Ninive meritava bene l'epiteto di "città sanguinaria" che le diede il profeta Nahum (Nahum 3,1); essa guerreggiò per secoli contro i popoli vicini e fu molto crudele verso i vinti; Asurbanipal si divertiva, dopo le sue vittorie, a tagliare mani, piedi, naso, orecchie ai suoi prigionieri; cavava loro gli occhi ed elevava delle collinette di teste umane…

Nel I° secolo a.C., Diodoro di Sicilia, fondandosi su una tradizione autentica, afferma che Ninive aveva una forma rettangolare di circa 28km per 18; il suo perimetro era dunque di circa 90km. Alcuni anni più tardi, Strabone dichiara che Ninive era molto più vasta di Babilonia. Tutto questo conferma la dichiarazione di Giona 3, 3: "Ninive è una città grande, di 3 giorni di cammino".

Ninive è situata nell'attuale Irak, presso Mossul, 300km a nord di Bagdad. Vi sono circa 900km da Jaffa (il porto dove si imbarcò Giona) a Ninive, per lo più di deserto. Secondo la tradizione biblica fu fondata da Nemrod, il grande cacciatore e costruttore della torre di Babele (Genesi 10 e 11).

Il periodo di "grandeur" per Ninive, capitale degli Assiri, comincia verso il 1100 a.C., e il suo declino con la salita in forza di Babilonia (400km a sud) nell'ottavo secolo. Ninive viene distrutta nel 612 a.C. da un'alleanza tra i Babilonesi e i Medi, uno dei popoli nomadi dell'Iran.

É la violenza che caratterizza per lo più Ninive, violenza che il re stesso disapprova dopo la predicazione di Giona (Giona 3, 8).


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E tuttavia, dopo una sola giornata di cammino di Giona nella città, essi credono in Dio. É il verbo che indica la fede, esattamente come quella di Abramo in Genesi 15, 6, o di Israele in Esodo 14, 31 !

Ma c'è una piccola differenza: il testo ci dice in 3,5 che gli abitanti di Ninive credono in Dio, non in Yahweh (che la TOB traduce con SIGNORE). É un modo per dire che se essi hanno fede in Dio, non lo conoscono ancora così intimamente come Israele, poiché Israele chiama Dio col suo nome proprio.

E tuttavia, il comportamento di Ninive è esattamente il contrario di quello di Sodoma, città che Dio vuole distruggere e che Abramo chiede di risparmiare con un'aspra negoziazione: Dio accetta se vi si trovano almeno 10 giusti. Non li troverà... e Sodoma sarà distrutta, allorchè a Ninive, città corrotta come Sodoma, tutti si pentono (e non vi si troveranno neppure dieci ingiusti!).

Secondo una etimologia popolare, il nome significa "il posto del pesce" e si scrive con un pesce dentro un quadrato.

Gli esegeti giudei, sempre attenti ai segni e ai simboli, rilevano che il nome di Giona e di Ninive sono composti, in ebraico, con le stesse lettere, e sono quasi simili. Giona e Ninive si assomigliano dunque come due gemelli, malgrado le apparenze!

Dimostrazione: Giona si scrive IVNH, e Ninive NINVH.

I destini di Giona e di Ninive sono dunque legati sin dall'inizio.

v 4: Giona annuncia fin dal suo arrivo il duro messaggio… Una sorta di "attenti alla bomba"! Fra 40 giorni... niente più Ninive.

Il messaggio di Giona era accompagnato da un oratore che forse puzzava ancora un po' (dopo il suo soggiorno nel ventre del pesce…). Forse aveva anche anche perso i capelli (a causa dell'acido che c'era nello stomaco del pesce…). In breve, assomigliava a Rambo di ritorno dalla guerra in Vietnam! Certo il suo messaggio ha fatto riflettere!... È Gesù che dice: "Giona fu un segno per i Niniviti" (Luca 11, 30). E che segno!

Se non era stato risparmiato lui, un profeta, come potevano loro, i peccatori, pensare di uscirne?

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Ma il re stesso si convertì! Un re dell'impero Assiro! Anche qui si dice: Com'è possibile, e dov'è scritto? La maggior parte dei re Assiri non temevano nessuno ed erano guerrieri…

Il re Adad-Nirari III corrisponde tuttavia al criterio del re che si copre di cenere e si converte. Giacché, secondo la storia, sappiamo che un re assiro di nome Adad-Nirari III è diventato monoteista e che ha regnato approssimativamente dal 810 al 782 (anche un faraone egiziano è diventato monoteista insieme ad alcuni re di Babilonia - vedi il libro di Daniele). È dunque possibile che sia lui il re convertito al Dio vero.

Egli salì sul trono molto giovane, e il potere gli fu dunque assicurato inizialmente da sua madre Summuramat (Semiramide), e soprattutto da Shmshi-ilu, uomo molto influente, che occuperà quel posto per oltre mezzo secolo. Adad-Nirari non sarà meno attivo una volta al potere, e andrà a vincere il sovrano di Damasco, di Israele, la Palestina, i Fenici e il reame Neo-ittita. Ma, durante questi anni, un avversario temibile era apparso al nord: Urartu, il solo in grado di rivaleggiare con l'Assiria. Ed è questi che, con l'impero già indebolito, farà riflettere il sovrano alla venuta di Giona.

Anche questa informazione meriterebbe di essere verificata con gli studi di F. Crombette e secondo il suo metodo. Ma c'è un altro fatto strano che ci sorprenderà, l'episodio del rìcino…


5 - L'EPISODIO DEL RICINO



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Il rìcino (pianta della famiglia delle zucche… ma il fatto che sia spuntato e poi seccato in una notte ha del miracoloso!) ha confortato molto Giona… Questo piccolo dettaglio gli ha fatto dimenticare tutti i suoi malumori (a volte basta poco! Voleva morire, e ora è felice di vivere!) … Ma quando ci si mette un piccolo verme, la comodità scompare… e finisce anche la gioia! Giona torna triste fino a volere la morte (anche qui vediamo come basta poco!...)


Il rìcino (Ricinus Communis) è un'erba, un arbusto o un albero secondo le condizioni climatiche. Lo stelo ha grandi foglie verde porpora e dei grappoli di frutta rossi contenenti dei grani. Molto ornamentale, lo si trova spesso nei giardini pubblici. Sotto il clima tropicale può raggiungere da 10 a 15 metri di altezza. Il grano di ricino racchiude poca acqua e materie minerali, una debole quantità di glicidi, di protidi (20%) e soprattutto degli olii (50%).

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La pianta ama il pieno sole. Essa è talvolta utilizzata per proteggere dal sole le giovani piantagioni. Il ricino è molto resistente alle malattie e agli insetti nocivi. Allontana le talpe e le zanzare, uccide anche i nematòdi del suolo. Ora, nel libro di Giona si dice che un verme attaccò il ricino durante la notte! Come spiegarlo?

Forse si trattava di una specie di baco da seta proprio del rìcino. Quel baco da seta, però, di notte dà solo delle farfalle, il che fa pensare che, come per la nascita dell'albero, sia avvenuto un nuovo miracolo. In breve, Dio ha mandato sul rìcino uno o più bachi del ricino che hanno divorato tutte le foglie che facevano ombra a Giona. Questa azione, congiunta ad un forte vento da est, finì per disseccare completamente la pianta.



CONCLUSIONE

 


Dopo questa breve analisi, sembra chiaro che non possiamo respingere il senso letterale degli scritti del libro di Giona, e ancor meno la sua storicità, sotto il pretesto che secondo il nostro attuale modo di pensare sembra impossibile… Al contrario, è importante partire dalla Bibbia e cercare di mostrare la sua storicità, così come i numerosi interventi di Dio nella storia degli uomini.

Ricordando gli interventi di Dio nella storia, essa ce Lo rende vicino; ricordandoci di Lui, essa ci incita ad amarlo: non si può amare quel che si ignora.

Avendo perso la visione di Dio dopo il peccato originale, l'uomo non lo conosce che per grazia, e specialmente per la grazia della Parola vivente che ci è stata rivelata: la Bibbia.

Le scoperte vengono per ispirazione: l'erudizione e la riflessione non possono che assicurare la coerenza dell'esposto. Lo studioso agnostico può sì cercare la sua ispirazione nei sogni o nei bei paesaggi, ma partirà sempre da un'ipotesi soggettiva; e si assiste così all'esplosione della scienza moderna: ciascuno sviluppa la sua teoria, e la impone ai suoi allievi in nome della scienza. Lo studioso cristiano chiede la ragione delle cose al loro Autore stesso. Egli trae l'obiettività delle sue ipotesi da un testo rivelato, dotato di inerranza, e la cui interpretazione è guidata da una lunga tradizione: la Tradizione della Chiesa.

In materia di verità, non si può fare a meno di Colui che è la Verità; in materia di ricerca non si può ignorare Colui che è la Via. Ed è questo che ha compreso e applicato F. Crombette.

Agiamo anche noi di conseguenza…

Ceshe 1999 -