Testata


Dalla rivista Science et Foi n° 40 - 2° trimestre 1996

LA GENETICA RITROVA ADAMO ED EVA

Dr. Jean Maurice CLERQ

... Almeno, è questo il breve titolo apparso su Paris-Match del 13 luglio 1995, pag. 119, di cui riassumiamo quel che può interessare.

Il Prof. Robert Dorit, di Yale-Stati Uniti, è riuscito a localizzare su un cromosoma Y, cromosoma specifico di differenziazione dell'uomo (XY) in rapporto alla donna (XX), un segmento di catena del DNA con dei particolari molto interessanti: esso non può ricombinarsi con i cromosomi materni durante la fecondazione e dunque non può essere trasmesso che dal padre. La sua stabilità è tale che non può evolversi che per mutazione. Studiato su 38 individui scelti per le loro origini geografiche molto diverse, questa porzione genetica si è rivelata "sorprendentemente identica", allorché uno studio comparativo tra le grandi scimmie ha mostrato che esso era differente.

Il Prof. Dorit conclude che "i risultati di questo studio accreditano la tesi di un padre comune a tutta l'umanità moderna"(1). Egli era arrivato a una conclusione similare in uno studio precedente su un segmento di DNA trasmesso unicamente dalle madri. Pure, per il prof. Dorit, questi Adami ed Eve della nostra prima umanità avrebbero visto la luce 270.000 anni fa.

Così, secondo il commentario di tale scoperta, risulta che, se l'ominide chiamato "homo erectus" è certo nato in Africa da 1 a 3 milioni di anni fa per spandersi nel mondo evolvendosi in "homo abilis", e poi in "homo sapiens", sarebbe apparso nella sua forma moderna specifica (in rapporto con il segmento di DNA studiato dal prof. Dorit) a partire da una popolazione molto piccola e ben localizzata i cui discendenti, durante l'emigrazione, avrebbero modificato il loro aspetto mescolandosi a delle popolazioni più arcaiche da 200 a 280.000 anni fa.

Queste recenti scoperte divengono una palla al piede in più nel formicaio evoluzionista che dovrà ancora una volta modificare lo scenario della sua concezione sull'apparizione dell'uomo sulla terra.

Ci sembra ora opportuno sollevare un certo numero di precisazioni e trarre le conclusioni permesse da questa scoperta, e che il prof. Dorit si è ben guardato dall'effettuare:

- La genetica non può sostituirsi a un sistema di datazione nel caso presente e dare la data dell'apparizione del segmento di DNA studiato. Quando egli afferma, in seguito alla sua scoperta, che l'uomo moderno è apparso circa 270.000 anni fa, non fa che riprendere, per estrapolazione, la datazione attualmente avanzata in paleoantropologia umana... La conclusione oltrepassa le sue competenze acquisite nel campo della genetica. Siamo dunque qui in presenza di un'utilizzazione abusiva della sua scoperta.

- Il prof. Dorit afferma che i gèni studiati sui cromosomi specifici maschili e femminili sono apparsi di colpo su una popolazione precisa per una mutazione che è stata all'origine della popolazione umana moderna. Non si può che essere stupiti da questo genere di affermazioni da parte di un tale specialista, quando si sà che in questo dominio preciso della genetica le caratteristiche assunte da una mutazione sono le seguenti: immediata, irreversibile ed isolata, cioè non ripetitiva e su un solo individuo. Inoltre, l'esperienza mostra che una mutazione naturale non ha mai apportato un miglioramento, ma piuttosto un'alterazione (nel senso di degradazione) delle caratteristiche della specie incriminata.

- La conclusione apportata dal prof. Dorit, in merito a una mutazione collettiva toccante tutti i maschi o tutte le famiglie di uno stesso gruppo di popolazione nel senso di un miglioramento notevole e sensibile della loro razza, è per lo meno un'affermazione erronea stando alle conoscenze fondamentali nel dominio della genetica. Se mutazione si ebbe, essa non poté toccare che un solo uomo o una sola donna alla volta.

- Gli studi ecologici sugli animali hanno permesso di sapere che quando una popolazione animale non protetta diviene troppo ridotta (la soglia varia secondo le specie, in generale qualche centinaio di individui) essa è condannata a scomparire inevitabilmente. Nell'ottica di una coppia unica, uscita da una mutazione, è impossibile che essa abbia potuto essere all'origine dell'umanità attuale, giacché votata all'estinzione... a meno che... fosse composta da Adamo ed Eva e di far intervenire Dio...  Si comprende anche perchè che il prof. Dorit evochi una "popolazione molto localizzata" toccata da questa mutazione genetica in mancanza di coppia unica. Era un passo che egli non poteva fare senza rischiare di rientrare in una logica di contraddizione interna che gli evoluzionisti si guarderanno bene dal sollevare.

Anche se attualmente sono tre le grandi tesi che si affrontano sull'origine dell'uomo(2), esse si appoggiano tutte sulla teoria dell'evoluzione delle specie che ha stabilito tutta la scienza preistorica nella sua ideologia direttrice: la grande anzianità dell'uomo moderno, discendente da un ominide chiamato "homo erectus" a furia di mutazioni e di evoluzioni successive su svariate centinaia di migliaia di anni, permette di rigettare i testi biblici con le loro datazioni, l'esistenza di una coppia unica, Adamo ed Eva all'origine dell'umanità, e nello stesso tempo l'idea stessa di un Dio Creatore di tutte le cose, del mondo e della vita.

Per arrivare a mantenere credibile la teoria dell'evoluzione, i suoi partigiani si vedono obbligati ad architettare degli scenari che arrivano persino a contraddire gli elementi scientifici sui quali essa dovrebbe appoggiarsi per la sua dimostrazione (com'è il caso del prof. Dorit). Tale teoria è così divenuta un nuovo Credo che conoscerà ancora ben altre variazioni secondo le opportunità delle nuove scoperte preistoriche e scientifiche, dal momento che esse vanno sempre nel senso di un allontanamento di questa umanità da cui Dio è assente.

Al primo sguardo, la scoperta genetica del prof. Dorit predica per la storicità di una coppia unica di parenti all'origine della nostra umanità, e dunque per la Bibbia, ma si è vista immediatamente sacrificata dal suo scopritore che le fa dire il contrario... Esistono, nel campo della genetica, delle "manipolazioni" e delle "mutazioni" equivoche che non hanno più niente di scientifico...


1 - Con ciò bisogna intendere una popolazione di individui maschi, poiché l'idea di un'unica coppia iniziale ripugna oggigiorno alla maggior parte delle menti; si indovinerà facilmente il perché...
2 - Le 3 teorie si possono riassumere così:

  • 1) Ipotesi "dell'Arca di Noè" (!): l'uomo moderno (homo sapiens sapiens) sarebbe apparso in Africa sub-sahariana all'incirca 150.000 anni fa per occupare il mondo dandogli i gruppi etnici attuali. Egli discenderebbe da un gruppo locale di homo sapiens arcaici, nati 400.000 anni fa circa (l'uomo di Neandertal discenderebbe da un altro gruppo e si sarebbe estinto circa 35.000 a.C.) avendo anche lui un antenato comune agli altri gruppi arcaici; "l'homo erectus" che avrebbe visto la luce da 1 a 3 milioni di anni fa.

  • 2) Ipotesi del "candelabro": l'uomo moderno discenderebbe da differenti popolazioni di homo sapiens arcaici che già popolavano il mondo, con certamente per antenato comune l'homo erectus .

  • 3) Ipotesi "dell'evoluzione reticolata": essa riprende la seconda ipotesi, ammettendo in più che vi sono state delle mescolanze (incroci) tra i diversi gruppi di homo sapiens arcaici. L'interpretazione della scoperta del prof. Dorit si iscrive come una variante di questa 3ª ipotesi.

Ceshe 1999 -