Testata


Dalla rivista Science et Foi – anno 1997

LETTERA DI UN BIOLOGO A UN AMICO TURBATO

 

Pierre Saglio

Caro amico,

grazie di avermi fatto pervenire il n° 1272 del Courrier Hebdomadaire di Pierre Debray, datato 11 novembre 1996, concernente l'informazione tanto grave che è apparsa recentemente sulla stampa in merito al riconoscimento di Giovanni-Paolo II del buon fondamento della teoria dell'evoluzione.

Certo, Giovanni-Paolo II non ha detto che riabilitava Darwin. Ecco una bella consolazione! Non è che un titolo giornalistico destinato ad afferrare il lettore, ma che riassume bene il problema. D'altronde io non credo che Darwin, non cattolico, sia stato mai condannato; non è dunque possibile riabilitarlo. Per contro, ciò che Giovanni-Paolo II ha garantito, è bel bello la teoria dell'evoluzione, giacché dire che "ormai la teoria dell'evoluzione è più che un'ipotesi", lascia intendere che è una certezza. Ecco il passaggio in questione letto da Giovanni-Paolo II davanti all'Accademia pontificia delle Scienze.

"La convergenza, per nulla cercata o provocata, dei risultati dei lavori condotti indipendentemente gli uni dagli altri, costituisce per se stessa un argomento significativo in favore di questa teoria..."

Si tratta senza dubbio della teoria generalizzata che implica un continuum nel mondo animato e una filiazione tra i grandi gruppi di esseri viventi dall'apparizione supposta della vita nel brodo primordiale. É ben in questo senso d'altronde che l'ha percepita Pierre Debray, come tutti quelli che hanno sentito questa affermazione di Giovanni-Paolo II, che si diffonde come un lampo e disarma le poche velleità di resistenza che esistevano ancora in mezzo al martellamento scientifico-mediatico pro-evoluzionista al quale è sottomessa tutta la società attuale.

Una tale affermazione tuttavia, non è affatto condivisa dal Pr. Denton, biologo molecolare, direttore del Centro di genetica umana di Sydney in Australia; per di più piuttosto agnostico, almeno tutto lo lascia supporre, che pensa e dimostra che, al contrario, la genetica moderna rimette totalmente in causa questa ipotesi, venendo così a confermare la sfida alla teoria che costituiva già l'assenza quasi generale delle moltitudini di forme di transizione (i famosi anelli mancanti) che implica questa ipotesi, senza parlare delle altre sfide che pongono l'embriologia, il calcolo probabilista e le smentite apportate dalla scoperta dei "fossili viventi" (come il Caelacantus). Io vi consiglio di leggere e rileggere quest'opera con prefazione del Pr. P. Schützenberger (membro dell'Accademia delle Scienze). Scientificamente parlando, essa costituisce, a mio avviso, il migliore studio che io conosca sull'argomento(1). É un libro appassionante, valorosamente tradotto, di facile lettura e molto pedagogico, per chiunque si interessi un po' alla biologia e, per di più, notevolmente documentato. Cito un estratto della sua conclusione: "Quale che sia la nostra opinione sullo stato attuale della teoria darviniana, quali che siano le ragioni della sua incontestabile attrattiva o la realtà del suo stato di crisi, una cosa è certa: dopo un secolo di sforzi intensi, i biologi non sono riusciti ad apportarle una qualunque convalida significativa. Di fatto, la natura non è stata ridotta al continuum esigito dal modello darviniano, e il "caso" non è diventato più credibile in quanto agente creatore della vita... In fin dei conti, la teoria darviniana dell'evoluzione non è nè più nè meno che il grande mito cosmogonico del XX secolo".

É chiaro, contrariamente a ciò che afferma l'allocuzione pontificale, che se la teoria dell'evoluzione si impone a tutti i livelli della società, non è a causa della concordanza delle prove scientifiche, che, al contrario, la contraddicono, ma ben piuttosto per delle ragioni ideologiche orchestrate a livello mondiale, giacché essa rappresenta la sola spiegazione "apparentemente" coerente che permetta di eliminare il ricorso al soprannaturale.

É ugualmente paradossale, ma soprattutto drammatico, che Giovanni Paolo II abbia scelto precisamente il momento in cui questa ipotesi è battuta in corner dalla stessa scienza moderna, per apportarvi la sua garanzìa con tutte le conseguenze distruttrici che ciò comporterà!

Contrariamente a Pierre Debray, che ironizza per discreditare l'articolo di "MONDE" in risposta alla frase di Giovanni Paolo II, e tenta così di confortarsi nella propria opinione secondo la quale questa informazione non ha niente che possa turbare la coscienza cattolica, io trovo questa risposta di MONDE del tutto pertinente. Lascierei ancora la parola a Denton che condivide il parere di MONDE: "L'importanza culturale della teoria dell'evoluzione è dunque incommensurabile, ...essa rappresenta il trionfo della tesi secolare che ... ha soppiantato la vecchia cosmologia ingenua della Genesi nello spirito dell'uomo occidentale". É chiaro che i nemici della nostra religione hanno perfettamente visto, contrariamente al P. Debray, le conseguenze drammatiche di quella breve frase.

Debray si consola, meglio si entusiasma, perché il Papa dissocia l'evoluzione dal materialismo biologico di Darwin. In effetti, secondo lui, l'evoluzione non concernerebbe che la parte materiale dell'uomo (il suo corpo, le sue attitudini fisiche, in breve tutto ciò che è "animale" in lui). Dio, maestro dell'evoluzione, si sarebbe deciso un giorno, visto probabilmente il livello avanzato a cui era arrivato l'animale ominoide, a sceglierne uno per "soffiargli" il suo Spirito affinché Gli assomogliasse, Lo conoscesse, Lo amasse e Lo servisse.

Bisogna veramente non aver mai meditato sulle conseguenze di una simile ipotesi della creazione immediata dell'anima umana in un corpo animale "preesistente" per manifestare un tale conforto. Immaginiamo per 5 minuti la situazione di questo povero Adamo: la vigilia della sua trasformazione egli era un animale, metà scimmia metà "uomo", lungi dall'avere la grazia e l'agilità degli altri animali che popolavano la savana forestale. Egli viveva in mezzo ad una numerosa tribù lottante per la vita in un ambiente fra i più ostili, ma che era riuscita ciò nonostante a farsi un posto nella nicchia ecologica che occupava (evoluzione gentile, e questa è l'immagine che ce ne dà la preistoria evoluzionista). Di colpo, forse dopo una bella notte stellata, egli si risveglia uomo. Dio gli ha insufflato il Suo Spirito. Eccolo cosciente della sua dipendenza da un Dio che l'ha trasformato e del suo destino soprannaturale; è dotato delle potenze dell'anima che sono la volontà e l'intelligenza.  E notate che non è tutto! Il Catechismo ce lo insegna, è di fede, che nella Sua bontà sovrabbondante Dio gli conferì quei doni preternaturali che sono, tra gli altri, l'impassibilità, l'integrità, l'immortalità, la scienza infusa, senza parlare della parola, il che è perfettamente incompatibile con ciò che ci lascia intravedere la teoria evoluzionista. Eccolo dunque che si risveglia in piena coscienza in mezzo ai suoi fratelli e sorelle, ai suoi parenti, della sua tribù, che sono composti da animali stupidi, ma fisicamente assolutamente simili a lui. Che orrore!.. che angoscia avrà dovuto sentire!... Quale schok psicologico abominevole, a cui nessun equilibrio avrebbe potuto resistere!... Cosa diviene il Paradiso terrestre in tutto questo? In soffitta probabilmente anche lui. Si può amare un Dio che avrebbe fatto una simile mostruosità e, quel che è peggio, avrebbe sottomesso questa povera "creatura" di fronte a questa presa di coscienza in un mondo di lotta per la vita, e a una prova di obbedienza che doveva portare, in caso di insuccesso, a condannare tutta la sua discendenza al castigo eterno?

Ponendoci dallo stretto punto di vista naturalista, la debilità psichica dell'uomo è da sola un argomento molto forte contro l'evoluzione dall'animale, ominide primario, all'acquisizione delle potenze dell'anima conferite da Dio per dargli la sua qualità di uomo. Egli avrebbe dovuto, in effetti, raggiungere un grado minimo di autonomia, di agilità, di resistenza e di istinto, almeno pari a quello degli animali contemporanei, al fine di poter sussistere con qualche probabilità di successo nella lotta per la vita implacabile che doveva sostenere. Ora l'uomo, per sua natura, è il contrario di tutto questo. Estremamente dipendente da un lungo apprendimento fino a un'età avanzata, egli è sprovvisto di pelliccia o di piume che gli permettano di resistere alle intemperie, nè agile nè rapido per sfuggire ai suoi predatori; di forza fisica molto modesta per la sua taglia, soggetto, contrariamente agli animali selvaggi, ad ogni sorta di malattie. In breve, senza le potenze dell'anima che gli permettono di compensare sovrabbondantemente, grazie alla sua industriosa attività, le sue deficienze fisiche, un tale "animale" non avrebbe avuto nessuna possibilità di sopravvivere.

No, francamente una tale ipotesi non può condurre, nel migliore dei casi, che alla negazione di Dio e molto più certamente anche all'odio di Dio.

D'altronde, checchè ne dicano Giovanni Paolo II e Debray, questo non è che ciò che implica la teoria dell'evoluzione che, per loro, "è più che un'ipotesi". Secondo questa teoria, in effetti, le potenze caratteristiche dell'uomo che sono la capacità di ragionare, di concepire delle astrazioni, di esprimerle con un linguaggio, ecc., emergono dalla materia e non sono che il risultato del gioco complesso delle regolazioni ormonali e dell'evoluzione del cervello che non ha fatto che completarsi nel corso del tempo. Questa ipotesi non nega forzatamente l'esistenza di un Dio, ma allora è il Grande Architetto dell'universo dei massoni deisti che avrebbe dato l'impulso iniziale (Big-Bang citato da P. Debray), per disinteressarsi poi della sua creazione e lasciarla poco a poco progredire (grazie all'evoluzione) verso il punto Omega, cioè a dire raggiungere lo stesso Dio. Si ritrova Teilhard de Chardin e le deviazioni di quei teologi che negano ogni discontinuità tra natura e sopranatura o, in certo qual modo, le elucubrazioni della New-Age che pretendono che l'umanità è alfine arrivata a un grado di evoluzione sufficiente per entrare in contatto con i suoi maestri extraterrestri. Questa teoria che nega Nostro Signore e tutta la Rivelazione, che conduce che lo si voglia o no alle teorie razziste, ha almeno il "vantaggio" in rapporto all'ipotesi di Debray, di presentare una certa coerenza interna che costituisce la sua forza di seduzione per tutti i negatori della Rivelazione cristiana.

Dopo aver difeso la realtà del processo dell'evoluzione, Pierre Debray, sfidando ogni logica, afferma che noi non dobbiamo più stare in pensiero, poiché dall'apparizione dell'uomo il processo si è arrestato ed ora l'uomo controlla la sua propria evoluzione. Su che dati si appoggia per affermarlo?.. É totalmente assurdo, dato che l'evoluzione, per principio, risulta automaticamente dall'interazione del vivente e del suo ambiente. Non vi è dunque nessuna ragione, se l'evoluzione è una realtà, perché il processo si arresti. Se per giustificare la sua asserzione egli si appoggia sul fatto che dall'epoca storica non si constata più evoluzione, è, mi sembra, un'indicazione molto forte che essa non è mai esistita.

Allora, per poter interpretare la Rivelazione a modo suo e relegare ciò che disturba la sua tesi nel genere "Racconti e Leggende", Pierre Debray sfodera la sua arma suprema che consiste nel porre un'etichetta infamante su quelli che vorrebbero, malgrado tutto, credere ancora all'inerranza della Rivelazione biblica. Questi sarebbero dei "fondamentalisti", come i musulmani della stessa risma... Certo, la Bibbia non è un libro di scienze esatte, e lo scopo primo della Rivelazione non è di parlarci di biologia. Essa parla secondo le apparenze che talvolta, e anche sovente, possono corrispondere alla verità. Che lo si voglia o no questo libro rivelato e senza errori (cf. atto di Fede) può dare delle indicazioni che fanno riferimento alle leggi create da Dio per governare l'organizzazione del mondo materiale, senza che per questo si cada ipso-facto nell'errore fondamentalista. Vi è comunque, di tempo in tempo, qualcosa di vero in ciò che racconta la Bibbia, anche nel doppio racconto della Genesi!..."

Non dispiaccia a P. Debray, ma Dio, nella sua prescienza e sollecitudine per la nostra debolezza, al fine di darci degli argomenti per sventare le trappole a venire di una certa scienza moderna ispirate dal padre della menzogna per strappare Dio dalle coscienze e promuovere l'uomo al suo posto, Dio, dico io, ha condannato la teoria dell'evoluzione nel modo più assoluto e con un'insistenza che non può essere attribuita al caso. In effetti, nel racconto della creazione, Egli ripete come un "leit-motiv", per ogni creazione di essere vivente: "secondo la loro specie li creò", significando così che ogni grande gruppo designato nella Genesi, è stato creato con le sue caratteristiche proprie, escludendo con ciò che essi possano derivare gli uni dagli altri come afferma il principio dell'evoluzione.

Perché Dio, che è nostro Padre, avrebbe affermato con tanta insistenza un tale dettaglio se non fosse esatto? Per pura ricerca poetica? Certo che no, ma evidentemente per darci degli elementi di giudizio al fine di preservare la nostra Fede. É del tutto notevole e rassicurante il constatare con Denton che la genetica molecolare moderna arrivi alla stessa conclusione, con grande stupore e disappunto degli evoluzionisti stessi.

Infine, Dio che non parla per non dire niente, ma piuttosto per istruirci, Dio che è la Verità stessa e non può mentire, non ci dice che ha preso un animale per creare l'uomo. Si prende ben cura di precisare che lo ha plasmato dal fango della terra, cioè a partire dagli elementi che compongono la creazione (da dove P. Debray ha preso che il fango era della materia vivente?). Perchè Dio ci avrebbe nascosto il fatto che ha preso un animale per infondegli il Suo Spirito, se l'avesse realmente fatto?... Se, al contrario, Egli si prende la precauzione di precisarci bene che l'uomo non è stato fatto a partire da un animale, è forse per premunirci contro questo errore tanto dannoso per la Fede. Non c' è niente qui che non sia comprensibile dal più piccolo degli umani, e questo non è richiedere al testo biblico delle spiegazioni scientifiche di alto volo, quanto di saper leggere il testo che ci è proposto. Voler negare una tale evidenza, è ritirare al testo biblico ogni credibilità, ogni possibilità di trasmettere una qualunque verità; ed è questo, appunto, che vogliono provare i nostri avversari.

Come se ciò non bastasse, ed al fine di convincerci già prima che l'uomo non ha alcuna parentela con un animale preesistente, Dio chiede ad Adamo di dare il nome a tutti e di scegliersi, eventualmente, una compagna tra essi!.. Ecco una richiesta strana! Ora, cosa risponde Adamo dopo aver esaminato con cura tutte le creature viventi? Che no, decisamente nessuna poteva essergli un aiuto e una compagna. Se egli fosse uscito da un animale, che nell'ipotesi evoluzioista non poteva essere unico, non avrebbe avuto che l'imbarazzo della scelta per trovarsi una famiglia capace di soddisfare il suo istinto animale di procreazione tra i numerosi cugini e altri ominidi che gli erano in tutti i punti fisicamente simili. Egli l'avrebbe trovata bella ma stupida, un ideale che molti vorrebbero attualmente!

Tutto ciò è abominevole, e bisogna veramente aver perso ogni nozione della grandezza e dignità dell'uomo, capolavoro dell'amore di Dio, per sostenere senza fremere simili teorie.

Se le teorie scientifiche moderne, che non sono la scienza, vi turbano (riconosco che talvolta vi è ragione), recitate sovente il vostro atto di Fede pensando alla Rivelazione e ricordatevi che: "Chi ha orecchi per intendere, intenda, e occhi per vedere veda" ; ricordatevi soprattutto che: "Se non sarete come bambini, non entrerete nel regno dei Cieli ". Ora, il proprio del bambino è di credere fermamente ciò che gli insegna suo padre, malgrado i cattivi compagni e la matrigna gli dicano il contrario. E il nostro Padre è il Dio tre volte Santo, che ha avuto cura di rivelarci la nostra origine e il nostra fine. Io credo dunque, malgrado il mondo, malgrado la "scienza", malgrado tale allocuzione pontificale e malgrado la moltitudine, che io non provengo da un animale, ma che sono stato creato a partire da Adamo, il primo uomo, corpo e anima a immagine e somiglianza di Dio, sul modello perfetto che è Nostro Signore Gesù Cristo, e che la Donna lo è stata a partire dall'uomo, su quello della S. Vergine Maria. É questo che giustifica la nostra piena responsabilità nella colpa originale, così come la sublime grandezza del nostro destino.


1 - "L'EVOLUTION, UNE THÉORIE EN CRISE", di Michael Denton, Champs, Flammarion, 1992.

Ceshe 1999 -