Testata


Dalla rivista Science et Foi n° 82 - gennaio 2007


DELL'INFLUENZA DEI PATRIARCHI BIBLICI SULLA CIVILTÀ EGIZIANA

Alain Fournier
 

Si sa che questo argomento ha fatto scorrere molto inchiostro. Nei primi decenni del 20° secolo fu anche un soggetto di dibattito tra gli specialisti. Fernand Crombette lo menziona in molti suoi volumi, sia a livello della storia come delle cronologie[1]. L'infatuazione del grande pubblico per la storia della Civiltà egiziana ha senza dubbio attenuato questo dibattito ai nostri giorni, nondimeno il tema ritorna di tanto in tanto. Uno degli ultimi in ordine di data è l'opera di J. Davidovits sul "passaggio e l'influenza" del patriarca Giuseppe che egli situa al momento del debutto del Nuovo Impero[2]! Tanto noi abbiamo potuto seguire e anche sostenere il Sig. Davidovits sul problema della costruzione delle piramidi -soggetto che egli ha d'altronde magistralmente sviluppato in una delle nostre conferenze- tanto noi qui non lo seguiamo, anche se egli vede in Giuseppe il più grande scienziato di tutta la storia dell'Egitto, il che è vero. No, Giuseppe (figlio di Hapou, secondo l'autore!, ma allora che diventa Giacobbe?) non è uno degli Amenophis e le date indicate da Davidovits non corrispondono più a una cronologia reale. Noi abbiamo regalato a Joseph Davidovits l'opera -redatta prima degli anni 60- di Crombette su "Giuseppe" quando venne alla nostra conferenza di Parigi, due anni prima dell'uscita del suo libro (!). E il libro di Crombette è intitolato Giuseppe… Maestro del mondo e delle Scienze. Questo spiega forse il suo, senza processo all'intenzione, ben inteso.

La lista delle opere su questo argomento sarebbe lunga. Essa comincia realmente, senza arrivare ad Erodoto, coi lavori di Nicola Fabri (1530-1637) e soprattutto con quelli del gesuita Athanase Kircher (1601-1680) e il suo Oedipus Aegytiacus nel quale appare un metodo più o meno simile a quello di F. Crombette per la decifrazione completa dei geroglifici.

In ogni caso, a partire dal 19° secolo, l'interesse… e la moda per la valle del Nilo non si fermerà più e prenderà talvolta delle forme particolari poiché anche la massoneria vi troverà… "opportunamente" una parte delle sue origini. Si fa quel che si può… soprattutto se è indimostrabile.

L'accelerazione dell'interesse per la storia dei Kheope, Sésostris, Thoutmès, Aménophis e Ramsete, sopraggiungerà negli anni 1960-1990 ed è più che mai in corso vista l'attrattiva turistica e romanzesca che questa Civiltà induce. C'è anche la Bibbia. Il nome dell'Egitto vi è citato circa 600 volte e quello di Faraone 270. La cosa non è dunque senza importanza, e bisogna inoltre ricordare che è sulla base del racconto dei preti di Saïs, nel delta del Nilo, che Platone, nel Timeo e Crizia, fa il racconto dell'epopea atlante.

Già sappiamo come e perché Fernand Crombette si è interessato all'Egitto, ma riassumiamo.

Alla fine della redazione dell'importante sua opera sulla Geografia, Crombette è molto perplesso circa le "cronologie lunghe" date alla sua epoca per le Civiltà antiche. Non avendo più altro da fare, si mette dunque in testa di studiare l'Egittologia. Di argomento in argomento, e dopo un periodo in cui raccoglie tutta la documentazione allora disponibile, particolarmente nei musei e biblioteche di Bruxelles, egli scopre che, se Champollion ha sì trovato la chiave che permette la lettura dei geroglifici, lo fa però in modo molto incompleto. Si cimenta dunque in questa materia e arriva a scoprire un mondo che lo stupisce, soprattutto sul piano cronologico, giacché giunge dopo lunghe analisi a "ricostruire" non solo tutta la storia dei faraoni, ma anche quella delle diverse civiltà del mondo mediterraneo, con date precise ad appoggio. E questa cronologia rinnovata "collima" con quella della Bibbia! L'affare è importante poiché, proprio allora, vengono presentate al grande pubblico delle cronologie sempre più lunghe, aventi come scopo di dimostrare che la Bibbia, storicamente parlando, non può essere che un "racconto immaginario", senza fondamento storico reale. Avendo inoltre scoperto, con la Geografia, che la Bibbia poteva invece aver ragione, egli si impegna a dimostrare che essa è vera anche sul piano storico.

Cosa dice la Bibbia riguardo all'Egitto (e anche a Creta)? Le Scritture dicono che l'Egitto (Misr in arabo) fu fondato, dopo l'episodio babelico, da Misraim e dai suoi sei figli. Misraim è uno dei figli di Cham, dunque un nipote di Noé e quindi nipote dei patriarchi Sem e Jafet. Lo si sa poco oggi, ma fino all'alba del 20° secolo gli archeologi e gli storici ne tenevano sempre conto.

La cronologia egiziana ma anche biblica di Crombette mostra:

patri

Noé muore nel 1997, Sem nel 1845 e Cham nel 2150 (50 anni prima del padre). Babele ha luogo nel 2198 e le dinastie storiche egiziane debuttano nel 2145, alla morte di Misraim, con Menes e i suoi sei fratelli.

Qui si vede dunque chiaramente che Sem è stato il contemporaneo di tutto l'Antico Impero egiziano dall'inizio del Medio Impero, e che Abramo l'ha conosciuto essendo nato nel 1945 (100 anni dopo il suo bisnonno Sem). Come si può immaginare che Thare, padre di Abramo e nipote di Sem, non abbia raccontato a suo figlio quel che suo nonno gli aveva detto, e quel che sapeva, allorché si sa quanto erano importanti in quel tempo le tradizioni orali?

Detto così, può sembrare strano, ma man mano che si procede nella lettura delle opere di Crombette, il soggetto diviene pertinente e rifiutarlo è sempre più difficile. Per contro, dire, come alcuni fanno (evidentemente senza alcuna prova storica anche debole) che Sem (linea diretta di Adamo per i patriarchi ebrei) avrebbe apportato ai suoi contemporanei una parte della scienza di Adamo e che questa sarebbe stata inscritta nella piramide di Cheope (Khufu) della 4ª dinastia, è anche questa un'ipotesi (come altre). Ce n'è molti oggi che leggono una quantità di opere, senza nemmeno un briciolo di prove, che anche questa può essere accolta. Era del resto anche la tesi dell’ingegnere belga Fingénieur Brahy i cui i libri sono purtroppo oggi introvabili. A partire da Sem, i patriarchi sono dunque Heber e Tharé, padre di Abramo.

La Bibbia dice che al tempo di Abramo vi fu una siccità catastrofica con conseguente carestia e che Abramo si rifugiò in Egitto dove la calamità doveva essere minore. È spesso attestato che diversi popoli si rifugiarono, in caso di carestia, nella valle del Nilo la cui rigogliosità è sempre stata nota nell'antichità. Sarà nuovamente così anche al tempo di Giacobbe. Abramo, a causa di Sara, ebbe dunque a patire con Faraone, dice la Bibbia.

F. Crombette, con il suo metodo di lettura, scopre dunque che al tempo in cui Abramo dovette -secondo la cronologia biblica- trovarsi in Egitto, regnava il Faraone Mentouthès III dell'11ª Dinastia e che effettivamente, sotto il suo regno, una lunga siccità di 7 anni aveva prostrato il Vicino ed il Medio Oriente! Lo attestano anche altri egittologi. [3]  

Ora, perché il testo biblico parlerebbe delle disavventure di Abramo con Faraone se i rapporti tra i due non avessero avuto dei significati particolari, dati i tormenti che il Signore fece subire al Faraone per salvare Sara? La potenza del Dio di Abramo apparve dunque agli Egiziani forse per la prima volta (in ogni caso dopo Babele) ed è ciò che riferisce anche lo storico Giuseppe nelle sue "Antichità".[4] Crombette non è dunque il solo.

Si può dunque pensare che i primi Egiziani ricordavano ancora gli episodi diluviano e babelico che avevano mostrato loro l'onnipotenza divina del solo vero Dio di cui Abramo era il "luogotenente". Gli oppositori di questo stato di cose, rappresentati dal clero tebano (politeista) non videro certo di buon occhio l'irruzione o il ritorno dei sostenitori di una dottrina così pura ed opposta alla loro, fatta di vittime, di furore e di sangue.

L'11ª e la 12ª dinastia sono quelle sotto cui ha inizio il Medio Impero dopo i disordini avvenuti alla fine dell'Antico Impero. Questo è l'inizio di una riorganizzazione dell'Egitto che lo condurrà fino all'apogèo, l'età d'Oro della Civiltà egiziana, al Nuovo Impero.

Il fondatore della 12ª dinastia, Ammenèmes, era stato il visir di Mentouthès 3. Egli ebbe a fronteggiare anche una carestia e pianificò allo scopo il Fayyum per salvare l'Egitto. Ciò gli valse il titolo di "Sésostris" -triplo salvatore- inaugurando così una linea di faraoni grandi costruttori. Egli prese anche il nome di Saitès o Salitis e divenne il capo supremo di tutti i troni uniti della valle del Nilo. Noi abbiamo scritto in un articolo precedente le peripezie di questa dinastia con la storia di Io.[5] Ci si riferirà a quell'articolo per il dettaglio, ma qui ricordiamo che Io, figlia dei discendenti dell' 8ª dinastia palestino-siriana (di Tanis) fu la moglie di Sésostris I da cui ebbe un figlio, Epaphos o Salitis, che fu il fondatore della 15ª dinastia detta dei Pastori. Si è dunque in diritto di pensare che per questo canale l'influenza semitica -dunque dei patriarchi- è una volta di più ben marcata. Lo si constaterà alla lettura della storia della 15ª dinastia.

akhenaton
occhio
Con la 15 ª dinastia inizia uno dei periodi più ricchi della storia dell'Egitto, ma anche più misconosciuti. Crombette mostrerà che l'occhio "oudjat" qui rappresentato è ben più di un simbolo: è la firma del patriarca Giuseppe. Questa storia è appassionante e assolutamente da leggere.

Come detto sopra, fondata da Salitis (Saitès), figlio di Sesostris e di Io, principessa di Argos (ma discendente dei faraoni dell’ 8ª dinastia), questa 15ª dinastia va dunque a conquistare il mondo conosciuto di allora... sotto la ferula di un patriarca ebreo. L'oggetto di questo articolo non è però quello di descrivere tutte le peripezie storiche di questa dinastia.

Vien da chiedersi perché questa dinastia sia così poco presa in considerazione dall'egittologia classica. Anche qui sappiamo che, prima del 20° secolo, gli egittologi tenevano ancora in conto le indicazioni bibliche per provare a sbrogliare una matassa alquanto complicata. Si sa anche che il sacerdote Manethon, su cui si basano molte delle descrizioni genealogiche delle dinastie egiziane, aveva un santo orrore per tutto ciò che non era "egiziano" nel senso classico del termine. Aveva infatti l’abitudine di omettere dai suoi elenchi quelli che non amava o che, per varie ragioni, si allontanavano dall'ortodossia religiosa egiziana, particolarmente tebana. Gli esempi abbondano. Questo vale particolarmente per le dinastie "Hyksos" o per i "Faraoni Pastori". Ma vale anche per Hatchepsut, per Akhenaton e per il periodo amarniano.

Se si tien conto di questo, si comprende facilmente il perché dell'assenza totale di personaggi anche importanti nelle liste egiziane. Sono stati omessi semplicemente perché erano... -diremmo oggi- politicamente o religiosamente scorretti. È il caso particolarmente della 15ª dinastia e del regno di Apophis il Grande o Khaion, che non era "veramente" egiziano e, per di più, aveva affidato a un ebreo i pieni poteri come "Gran Visir o Viceré".

Sotto il suo regno la tribù di Giacobbe, suo padre, si installò dunque in Egitto nella terra di Goshen, a Nord del delta, dove diede inizio alla discendenza che proseguì per quattro secoli e costituì le dodici future tribù di Israele.

È possibile ammettere che anche il figlio preferito di Giacobbe non abbia saputo niente della "saga" dei suoi avi? (Ricordiamo che è il pronipote di Abramo e che è trascorso appena un secolo tra la morte di quest'ultimo e l'inizio del "regno" di Giuseppe nella cornice di una dinastia... di origine siro-palestinese). Che egli non abbia saputo niente delle sue origini, della missione affidata da Dio ad Abramo e confermata a Isacco e Giacobbe? No, non è possibile. Per di più, per il suo matrimonio con Aseneth, la figlia del gran-sacerdote di Eliopoli (chiamata anche On), egli entrava in una sfera religiosa ben più vicina alla concezione ebraica che al politeismo tebano.

Egli poteva così "informare", cioè insegnare, le sue idee e le sue convinzioni ai più alti responsabili religiosi e politici del paese. La sua saggezza e la sua scienza hanno dovuto fare il resto, segnando profondamente su tutti i piani la società egiziana poiché arrivò ad unificare e a raggruppare sotto la sua autorità e quella di Apophis, per un certo tempo, l'insieme delle dinastie egiziane ivi comprese quelle vassalle.

Le traduzioni, fatte da Crombette, delle numerose iscrizioni reali dei faraoni di quest'epoca (compresi i vassalli), dimostrano tutto questo con una grande quantità di dettagli e di concordanze.

É dunque lecito quantomeno fare l'ipotesi che l'influenza ebraica fu importante nella storia egiziana. Sappiamo che questo è oggi poco accettato dagli storici e dagli universitari, ma non sarà appunto perchè questa ipotesi non piace per le sue connotazioni sul piano della storicità delle Scritture? Ed è proprio qui che il risultato delle ricerche di Crombette è importante, perché si capisce chiaramente, leggendo la sua monumentale storia dell'Egitto, che è senza dubbio più che un’ipotesi. Bisognerebbe dunque andare oltre e fare delle analisi, delle verifiche e... non ignorare tutto in blocco e "gettare il bambino con l'acqua del bagno" com’è avvenuto troppo spesso negli ultimi 35 anni da parte del mondo accademico di fronte alla sua opera.

Alla morte di Giuseppe, nel 1584 aC, le dispute dinastiche tuttavia riprendono e il solo prestigio postumo di Giuseppe non salverà i discendenti di Apophis. La 18ª dinastia e il Nuovo Impero sorgeranno con Amosis, e anche se i Pastori si manterranno nel delta con la 16ª e soprattutto la 17ª dinastia, saranno i "tebani" a riprendere poco a poco il sopravvento, ma non completamente, come andremo a vedere.

Amosis e il clero tebano prendono dunque il potere nel 1580, ma è con Aménophis l° che inizia veramente la 18ª dinastia sotto la quale si pone generalmente l'Età d'Oro egiziana, almeno per il Nuovo Impero. Questo periodo fastoso andrà fino a Ramsete 2 (19ª dinastia) e all'Esodo, nel 1226.

Durante tutto questo tempo gli Ebrei sono sempre in Egitto ed è solamente con Sethi (1319-1298 a.C.), di cui la Bibbia dice: "venne un nuovo faraone che non aveva conosciuto Giuseppe ed apprezzava poco il popolo ebreo che TEMEVA",[6] che cominciano i problemi. Cosa significa, se non che l'influenza dei discendenti di Giacobbe e di Giuseppe era rimasta grande. Per di più, il Faraone dice di temere "che essi (gli Ebrei) facciano alleanza con i nemici dell'Egitto". Ma quali nemici e quali alleati? Non trovate che è molto strana questa asserzione per un popolo di "pidocchiosi e zappaterra" secondo quel che dicono o scrivono sovente molti storici ed anche esegeti quando parlano del popolo ebreo di quest'epoca?

Una volta di più, Crombette spiega con le sue traduzioni che questa visione delle cose è assolutamente reale e che gli egiziani temevano il popolo di Mosè non tanto politicamente ma piuttosto sul piano delle idee, particolarmente religiose. E Mosè non tralascerà di ricordare loro la "potenza del Signore" durante i giorni che precederanno l'Esodo.

Una volta ammessa l'ipotesi dell'importanza del contesto religioso ebraico di quest'epoca (12 secoli prima di Cristo!) si comprendono senza problema gli avvenimenti che vanno a smantellare la 18ª dinastia.

Si possono già scorgere delle influenze non egiziane sotto il regno della "faraona" Hatchepsout e la costruzione del suo tempio, di uno stile unico nell'architettura egiziana -di fattura protodorica- a Deir-el-Bahari. È vero che il suo architetto e favorito, Semnut, era di origine greca.

Ma è con Aménophis III che tutto comincia ad apparire più chiaramente. Sua moglie non è egiziana e viene dal Mitanni, regione con la quale i Pastori, dunque evidentemente anche gli Ebrei, avevano sempre avuto relazioni privilegiate.

Il suo nome è Thyia. É detta anche l'Aurora (Eos) ed avrà una grande influenza non solo sul marito, ma sull'insieme del suo entourage.

Non ci soffermiamo sui dettagli del regno di Aménophis III Memnon (i cui famosi Colossi si vedono ancora a Tebe)[7] in quanto non è direttamente il nostro argomento.

Il loro figlio è Aménophis IV Horos[8] che diverrà presto Akhenaton. Anche lui sposa una principessa del Mitanni di nome Tadoukhepa, Theodeia, più conosciuta sotto il nome egiziano di Néfertiti e il cui busto, conservato a Berlino, è celebre in tutto il mondo.

 

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alcuni cartigli di
Aménophis IV-Akhenaton


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Akhenaton e Néfertiti


Cos’era dunque successo? Questo periodo è senza dubbio uno dei più studiati in Egittologia. Il numero di lavori, di tesi, di libri sulle riforme amarniane, sul faraone "eretico" (sic!), su Néfertiti, sull'arte nuova di questo periodo, è impressionante. Ci sono anche i romanzi storici, genere nuovo da alcuni decenni, nei quali eccelle Christian Jacq.

Riassumendo, appare che Aménophis-Akhenaton, partendo sempre dalla regione tebana di Amon-Rà, evolve rapidamente, sotto l'influenza di sua madre e di sua moglie, verso una concezione religiosa ispirata da un monoteismo sempre più affermato ed affinato anche se la cultura classica ambientale resterà sempre visibile nell'espressione. Ma "Aton" detronizzerà Amon e il pantheon egiziano per molti anni, di fatto fino a ben dopo la morte del faraone poiché uno dei suoi successori, il celebre -benchè del tutto secondario sul piano storico- Tuth Ank-Amon, figlio di un re di Tanis e sposo di una delle sue figlie (Ankès), si chiamerà inizialmente Tuth Ank-Aton.[9]

Grazie a Fernand Crombette, si può scoprire che i riferimenti al periodo di Giuseppe sono ben presenti nella ricerca teologica athoniana. Ma questo, per il clero tebano, è il crimine di "lesa-maestà" per eccellenza e non lo si perdonerà al nostro faraone, non appena se ne presenterà l'opportunità.

Si è fatto di Akhenaton un re sognatore, un poeta, un riformatore religioso, l'adoratore de "l'orizzonte del disco" (!), un debole influenzato da una regina di origine siriana... etc.  Ma sull'origine reale della sua politica non si trova, per la verità, niente di veramente illuminante... (il che è tutto dire trattandosi di un faraone simboleggiante il sole...O). Con le sue traduzioni, Crombette ci dice che la madre del giovane Aménophis fu probabilmente assassinata dai Tebani a causa delle sue posizioni religiose.

Il re decide allora di prendere tempo e, poiché si è voluto privare sua madre del rispetto che le era dovuto, egli priverà il falso dio Amon degli onori che gli si devono.

Ed è qui che si può scoprire tutto il buon fondamento del metodo Crombette. Poichè, dice Crombette, non solo egli vietò il culto di Amon, ma in più cambiò il proprio nome, e si sa l'importanza del nome nell'Antichità!

In precedenza, nei cartigli di Amen-Ophis si trovavano i segni seguenti, mostranti un riferimento ad Amon (Min): questi segni sono:

amon

 Ben presto dunque si trovano altri segni che caratterizzano il cambiamento operato da Akhenaton.

aton

La traduzione della frase completa è: "Prosternatevi davanti all'immagine della signora divina". Ma ancora più interessante è il fatto seguente (senza entrare nei dettagli del metodo):

Il segno patr 3 può leggersi anche Tou; la frase diventa allora Hahe-Tou_Hi Nehi e viene allora a confondersi con il semitico ADONAI (HaDouNei), T e D essendo intercambiabili.[10]

Riproduciamo più sotto le traduzioni di Crombette di una serie di cartigli e iscrizioni riguardanti Akhenaton.[11]

"Adonai è al disopra di Rê e al disopra di quelli che l'hanno seguito: il Phénix ha stabilito così la regola".  Akhenaton mostra così l'origine della sua teologia. Per mettere Adonai al disopra degli dèi è all'autorità di Giuseppe (il Phénix) che si rifà.

"Fino a questo tempo si faceva un sacrifìcio alle immagini con grandi grida; una moltitudine di vittime umane era abbattuta con parole antiche negli anniversari. La grande voce che si è addormentata ha stabilito che era sufficiente adorare l'Essere eterno. Questo fondamento posto dal giusto Giuseppe è simile alla nostra volontà: che la grande moltitudine riunita adori Adonai che ha emesso il sole".

patr 4
É dunque proprio da Giuseppe che il faraone trae i suoi princìpi religiosi. Al posto del culto terribile che imponeva il clero tebano, con la sua magia, i suoi clamori e le sue vittime umane, Akhenaton adotta una religione principalmente spirituale, simbolica, pacifica, degna e pura. Si sà che sono stati ritrovati nel suo tempio dei pani delle stesse propozioni di quelli degli ebrei, e che egli cantava, come si vedrà più avanti, dei cantici che somigliano stranamente ai salmi ebraici. Non deve dunque stupire il fatto che avesse dei rapporti stretti con gli abitanti della terra di Goshen.

Ciò è d'altronde confermato da un'iscrizione di Néfertiti: "La grande adoratrice di Adonai che ha emesso il sole e davanti al quale si prosterna la grande moltitudine riunita".[12]


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Un altro elemento importante in quest'epoca è la costruzione di una nuova capitale, molto lontana da Tebe, sulla riva destra del Nilo, a Tell-el-Amarna. Amarna è un palazzo, un grande tempio e una necropoli nella montagna, anch'essa sulla riva destra, cioè dalla parte opposta all'insediamento abituale delle tombe, ma anche una città, coi suoi quartieri popolari, così come attestano gli scavi archeologici. Ora, non si realizza una città qualsiasi senza la padronanza di una buona tecnologia e soprattutto senza l'organizzazione di una manodopera specializzata necessaria per una tale impresa. E, nel caso di Akhenaton, era evidentemente fuori questione di utilizzare degli schiavi. Dovette dunque esserci un accordo sociale importante oltre che la volontà di partecipare a una realizzazione giudicata utile ed anche indispensabile.

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Iniziati, secondo Crombette, nel 1380 a.C., i lavori nel 1378 erano già tanto avanzati da consentire che i luoghi fossero consegnati all'esercizio del culto di Adonai.

Ora, chi erano considerati a quel tempo come buoni costruttori se non il popolo di Giacobbe? È così, del resto, che anni più tardi Sethi e suo figlio Ramsete li costringeranno a costruire una città nuova col nome di Pi-Ramses, e questo li condurrà alla rivolta e finalmente all'Esodo.

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Ma qui, se la nostra ipotesi è esatta, essi non vennero costretti, e seppero anzi comprendere direttamente il buon fondamento delle aspirazioni di Akhenaton e Nefertiti, vicine alle loro. In più l'arte, come si può vedere dalla figura, cambiò, anche essa, completamente. Il lato ieratico monumentale proprio all'Egitto è rimpiazzato da un'espressione nuova, del tutto affascinante, come nel ritratto di due delle ragazze della coppia reale. Solo le statue monumentali del faraone, sebbene nuove e curiose anch'esse nell'espressione, restano monumentali e ieratiche, ciò che non è per gli affreschi. Fatto sta che in pochissimo tempo -una trentina d'anni- tutto il sistema egiziano cambia. Ciò non fu possibile che a partire dal momento in cui esistè un consenso a livello generale. Da cui senza dubbio la decisione di avvicinarsi al Nord, a Eliopoli e alla terra di Goshen, dove questo consenso ha dovuto essere più facile, restando il Sud sotto il dominio dei Tebani. Di tutto ciò, testimoniano le numerose lettere (ritrovate) tra Akhenaton ed i reami siro-palestinesi, mitànnici, ittiti, situati al Nord,.

Ciò che oggi si sà meno -anche se degli egittologi si sono orientati su questa questione[13], è che il nostro faraone ha probabilmente costruito un tempio nei dintorni di Gerusalemme nella valle in cui Melchisédech offrì il pane e il vino in seguito alla vittoria di Abramo. Crombette arriva fino a situarne precisamente il luogo auspicando che vi siano intrapresi degli scavi!

Infine, ma qui la cosa è più nota, la letteratura di quest'epoca è molto sintomatica di un'influenza particolare, soprattutto i testi religiosi. Vi si trovano dei riferimenti, delle allusioni che fanno pensare -quasi tre secoli prima di Davide e Salomone- alla letteratura biblica e ai salmi.

Lo si evince dalla lettura dei testi seguenti (qui ne diamo solo alcuni estratti) cominciando con l'inno al sole ritrovato sulla parete dell'entrata della tomba di Ay, e che si compara volentieri al Salmo 104:

La terra s'illumina quando tu sorgi all'orizzonte,
splendendo come Aton durante il giorno.
Tu scacci le tenebre ed elargisci i tuoi raggi.
I Due Paesi si destano festosi, si alzano in piedi, tu li hai fatti sorgere.
Le membra sono lavate, vestite,
e le mani si levano in alto per ringraziarti della tua gloriosa comparsa.
Il paese intero compie il suo lavoro (…)
Tu fai crescere il seme maschile nel grembo delle donne,
tu crei i liquidi umori del genere umano,
portando alla vita il figlio nel ventre della madre e asciugando le sue lacrime,
nutrendolo già nel corpo materno;
tu doni l'aria che fa vivere tutto ciò che hai creato,
e nel giorno della nascita l'uomo esce dal corpo per respirare;
tu gli apri la bocca e crei il suo sostentamento

(…)

Come varie e molteplici sono le tue opere.
Esse sono misteriose all'intelligenza dell'uomo.
Tu, unico Dio, al quale nessun altro è simile.
Tu hai creato la terra secondo il tuo cuore e da solo,
proprio tutti gli uomini e mandrie e greggi:
tutto ciò che si trova sulla terra, gli esseri che camminano coi piedi,
quelli che si librano sulle ali,
i paesi di Khor (Siria e Palestina) e di Cush e la terra d'Egitto.
Tu collochi ciascuno al suo posto
e crei per ciascuno il cibo adatto al suo sostentamento e stabilisci i limiti della sua vita;
tu dai agli uomini lingue diverse e caratteri diversi.
e il colore della pelle cambia, perché hai distinto paese da paese.

(…)

La terra viene alla vita sotto la tua mano allo stesso modo degli uomini.
Tu hai brillato ed essi sono venuti alla vita. Tu tramonti ed essi muoiono.
Tu stesso sei la vita e gli uomini vivono per mezzo tuo.
Gli occhi sono di fronte alla bellezza, finché tu non tramonti.
Ogni lavoro è sospeso, quando tu tramonti a destra (ovest - gli egizi prendevano come punto di riferimento il sud).
Sorgendo tu fai prospero... per il re;
tutte le gambe sono in moto dal momento che tu hai toccato la terra.
Tu fai sorgere gli uomini per tuo figlio,

(…)

 

ma anche nel:

LIBRO della SAPIENZA di AMENEMOPE (verso il -1360 a.C.)

Ecco alcuni estratti di un papiro entrato nel British Muséum nel 1888 col n.1074. Questo testo è opera di un sovraintendente dei cereali egiziani che, non dimentichiamolo, ha scritto queste massime di Sapienza 300 anni prima di Davide e forse anche (i termini ATON e disco solare lo sottintendono) al tempo della riforma di Akhenaton.

Consigli all’umanità:

Che la tua intelligenza comprenda le mie parole e il tuo cuore le metta in pratica,
giacchè chi le trascura non conosce la pace interiore.
Non permettere che il povero e il vegliardo siano strapazzati con il gesto e la parola.
Non desiderare mai la compagnia di un uomo perverso.
Sappi che un uomo di bene è sempre gradito a Dio quando riflette prima di esprimersi.
Il malvagio calpesta sotto i piedi il diritto e con le sue azioni malvagie tenta di cancellare il tempo.
Che quelli che desiderano essere proprietari non si rendano prosperi scavando solchi nelle altrui terre.
È meglio la povertà nelle mani di Dio
E migliore è il pane quando il cuore è sereno.
Giacchè ogni uomo ha la sua ora fissata dal destino.
Recita le tue preghiere a ATON quando appare all’orizzonte,
perché ti accordi una grande prosperità, la salute
e ti risparmi dal bisogno e dalla miseria per tutta la tua vita.
Sforzati di essere sincero col TUO PROSSIMO,
anche se questo gli causerà dispiacere.
Non bramare i beni altrui e non affamare il tuo vicino,
giacchè è indecente prendere per la gola quello che pratica il bene.
Se tu scopri che un uomo malvagio ha stornato una misura di pane a un povero lavoratore,
impedisci che la cosa si ripeta.
Un tale atto sarà salutare per l’anima tua.
Quello che è puro come l’oro fino,
avrà degli onori superiori alla massa e vedrà l’affondamento dei suoi nemici.
Resta umile e discreto, giacchè è migliore la discrezione per l’uomo che cerca la perfezione.
In verità, l’uomo è fatto d’argilla mista alla paglia.
Dio è il suo creatore e tutti sono usciti dalla sua mano divina.
Come è felice chi raggiunge l’aldilà sano e salvo!
Questo prova che egli visse nella mano di Dio.

Qui dunque si vede l’importanza di questa analisi o, se si vuole restare prudenti, di questa ipotesi. Le ricerche di F. Crombette permettono in tutto di riaprire questo dibattito, ma anche di verificare che la disinformazione non è cosa solo di oggi. E quale miglior mezzo per disinformare, per far dimenticare, che distruggere l’opera così realizzata?

Subito dopo la morte di Akhénaton e del suo immediato entourage, i tebani, con Horemeb-Armais et Sethos l, faranno di tutto per riprendere il sopravvento ed eliminare con ogni mezzo l’opera di questo geniale faraone: Tel-el-Amarna sarà quasi interamente distrutta.

Noi torneremo ancora sul lato storico e linguistico di questo periodo giacchè esso precede di poco l’avvento di Mosè.

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[1] Tutti i libri sono richiedibili presso la segreteria del CESHE-France.  BP 1055.  59011 Lille Cedex.
Vera Storia dell'Egitto antico (3 volumi scaricabili da questo sito).
Giuseppe, Maestro del Mondo e delle Scienze (1 volume scaricabile da questo sito).
Libro dei Nomi dei Re d'Egitto (12 volumi, solo in francese richiedibili al CESHE-France)
Cronologia dell'Egitto Faraonico (1 volume, scaricabile da questo sito)
[2] J. Davidovits. La Bible avait raison.  Ed. JC Godefroy, Paris, 2005.
[3] Hanotaux, Histoire de la Nation égyptienne. Tome 2, pp 195-196.  Paris 1931.
[4] Lib. I, cap. 8.
[5] Science & Foi n° 77, 3° trimestre 2005.
[6] Esodo 1, v. 8-22.
[7] Come quasi tutti i faraoni egiziani, egli ha ancora altri nomi che Crombette analizza in dettaglio nel volume VIII de Il Libro dei nomi dei Re d'Egitto.
[8] Questo si trova nel tomo 3 dei 3 volumi della Vera Storia dell'Egitto.
[9] Per il dettaglio si legga il volume 3 de La Vera Storia dell'Egitto Antico.
[10] Vedere al riguardo Il Metodo di Fernand Crombette. Piccola guida pratica. Ref 2002.01.05. - CESHE-France
[11] Documenti tratti dall'opera di H. Gauthier. Il libro dei re d'Egitto, raccolta di titoli e protocolli reali, volume 2, MIFAO n° 18, Il Cairo 1912.
[12] Ricordiamo che F. Crombette riprende graficamente, nelle varie opere già citate, tutte le iscrizioni che egli ha tradotto affinchè si possa verificare il suo lavoro.  Il lettore interessato potrà dunque ad esse riferirsi.
[13] Moret e Davis in Des clans aux empires. Renaissance du Livre. Paris 1922, pp. 347-348.

Ceshe 1999 -