Testata


GALILEO a FRANCESCO RINUCCINI [in Venezia].

Arcetri, 29 marzo 1641.

Bibl. Naz. Fir. Banco Rari, Armadio 9, Cartella 5, 33. – Originale, di mano di Vincenzio Viviani.

Ill.mo Sig.r et P.ron mio Col.mo

La falsità del sistema Copernicano non deve essere in conto alcuno messa in dubbio, e massime da noi Cattolici, havendo la inrefragabile autorità delle Scritture Sacre, interpretate da i maestri sommi in teologia, il concorde assenso de' quali ci rende certi della stabilità della terra, posta nel centro, e della mobilità del sole intorno ad essa. Le congetture poi per le quali il Copernico et altri suoi seguaci hanno profferito il contrario, si levono tutte con quel saldissimo argumento preso dalla onnipotenza di Iddio, la quale potendo fare in diversi, anzi in infiniti, modi quello che alla nostra oppinione e osservazione par fatto in un tal particolare, non doviamo volere abbreviare la mano di Dio, e tenacemente sostenere quello in che possiamo essere ingannati.

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E come che io stimi insuffizienti le osservazioni e conietture Copernicane, altr'e tanto reputo più fallaci et erronee quelle di Tolomeo, di Aristotele e de' loro seguaci, mentre che, senza uscire de' termini de' discorsi humani, si può assai chiaramente scoprire la non concludenza di quelle. E poi che V. S. Ill.ma dice restar perplessa e perturbata dall'argumento preso dal vedersi continuamente la metà del cielo sopra l'orizonte, onde si possa con Tolomeo concludere la terra esser nel centro della sfera stellata, e non da esso lontana quanto è il semidiametro dell'orbe magno, risponda all'autore che è vero che non si vede la metà del cielo, e glie lo neghi sin che egli non la rende sicura che si vegga giustamente tal metà; il che non farà egli già mai. Et assolutamente chi ha detto, vedersi la metà del cielo, e però esser la terra collocata nel centro, ha prima nel suo cervello la terra stabilita nel centro, e quindi affermato vedersi la metà del cielo, perché così doverebbe accadere quando la terra fusse nel centro; sì che non dal vedersi la metà del cielo si è inferito la terra esser nel centro, ma raccolto dalla supposizione che la terra sia nel centro, vedersi la metà del cielo. E sarebbe necessario che Tolommeo e questi altri autori ci insegnassero a conoscer nel cielo i primi punti d'Ariete e di Libra, perché io quanto a me già mai discerner non gli potrei.
Aggiunghiamo hora che sia vera la osservazione del Sig.r Capitan Pieroni del moto di alcuna fissa, fatto con alcuni minuti secondi: per piccolo che egli sia, inferisce, a gli humani discorsi, mutazione nella terra diversa da ognuna che, ritenendola nel centro, potesse essergli attribuita. E se tal mutazione è, et si osserva esser meno di un minuto primo, chi vorrà assicurarmi se, nascendo il primo punto d'Ariete, tramonti il primo di Libra così puntualmente che non ci sia differenza né anco di un minuto primo? Sono tali punti invisibili; gli orizonti, non così precisi in terra, né anco tal volta in mare; strumenti astronomici ordinarii non possono essere così esquisiti che ci assicurino in cotali osservazioni dall'errore di un minuto; e finalmente, le refrazioni appresso all'orizonte posson fare alterazioni tali, che portino inganno non sol di uno, ma di molti e molti minuti, come questi medesimi osservatori concederanno. Adunque, che vogliamo raccorre in una delicatissima e sottilissima osservazione da esperienze grossolanissime et anco impossibili a farsi? Potrei soggiugner altre cose in questo proposito, ma il già detto nel mio Dialogo sfortunato dice tanto che può bastare.

Il Sig.r Liceti debbe star rispondendo a quella mia lettera, la quale gli darà campo di portare nuovi et acutissimi pensieri; et il medesimo Sig.r Liceti haverà comoda occasione di farsi sentire ancora ad un altro suo antagonista, cioè al nostro qua Sig.r medico Nardi, il quale ha mandato nuovamente in luce un trattato de' fuochi sutterranei, al quale egli annette cento problemi naturali con le loro resoluzioni. Vegga V. S. Ill.ma il libro, et in particolare i problemi, che son tutti investigati dal proprio ingegno dell'autore; et in una lettura di poco più di un'ora vedrà la soluzione di tanti mirabili effetti della natura, che un solo mi ha messo in disperazione di intenderlo con la contemplazione del tempo di tutta mia vita. Né mi occorrendo altro per ora, finisco con augurargli felice questa Santa Pasqua, con confermarmegli devotissimo servitore.

D'Arcetri, li 29 Marzo 1641.

Ceshe 1999 -